La valutazione complessiva sulle misure in materia di pensioni non è del tutto positiva“. E’ quanto fa notare la Corte dei Conti nel corso di una recente audizione sulla manovra presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato.

I giudici contabili non si esprimono su cosa e come riformare le pensioni in Italia. Tuttavia mandano un chiaro messaggio al legislatore affinché non intervenga su quanto tracciato dal governo Draghi per il 2022.

Corte dei Conti: basta con le pensioni anticipate

In buona sostanza, bisogna lasciare che il sistema delle pensioni rientri gradualmente nello schema varato dalla Fornero nel 2012.

Pena il dissesto finanziario dei conti dello Stato. Altri interventi legislativi che aprano le porte ad anticipi pensionistici sarebbero letali per l’equilibrio dei conti pubblici.

Fin dall’avvio di Quota 100 la Corte ha sottolineato come la misura abbia costituito una risposta non efficiente, per gli equilibri della finanza pubblica, all’esigenza di una maggiore flessibilità in uscita del sistema previdenziale”.

Con il disegno di legge di bilancio 2022, pur se si conferma la piena adesione al principio contributivo, non è rimossa la profonda incertezza che si è determinata nel sistema con l’introduzione di quota 100 per le pensioni anticipate.

Come già sottolineato in occasione del Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica, la pandemia ha certamente esaltato l’esigenza di disporre di strumenti di flessibilizzazione.

La flessibilità in uscita

Anche i giudici contabili esprimono apprezzamento per la proroga di Ape Sociale e l’allargamento della platea dei lavori gravosi. Mentre esprimono forti perplessità sulla necessità di continuare con le pensioni anticipate (quota 102) o altre proposte in discussione.

E’ necessario che le nuove pensioni anticipate siano calcolate con il sistema contributivo puro, se proprio si volesse. Non è più sostenibile l’anticipo pensionistico rispetto ai dettami della legge Fornero con il calcolo misto e retributivo. Dicono i giudici:

è evidente che, sia per ragioni di equilibri finanziari, che di equità ciò andrebbe fatto prevedendo una correzione sulla componente retributiva dell’assegno”.

Resta da affrontare su base strutturale il tema di come garantire una maggiore flessibilità preservando le caratteristiche proprie del sistema contributivo. Come rimarcato più volte dalla Corte, andrebbe considerata l’ipotesi di convergere gradualmente, ma in tempi rapidi, verso una età uniforme per lavoratori in regime retributivo e lavoratori in regime contributivo puro.