“Con gli anni arriva la saggezza e aveva aspettato, fiducioso, che questa saggezza gli desse quello che più desiderava: la capacità di guidare la direzione dei ricordi per non cadere nelle trappole che questi spesso gli tendevano”, affermava Luis Sepúlveda.

Ognuno dei noi ha dei ricordi che possono riaffiorare nella nostra mente quando meno ce lo aspettiamo. Spuntano da soli, senza che noi possiamo farci nulla. Si tratta, infatti, di una di quelle variabili che non possiamo controllare e che influenzano la nostra vita e modo di fronteggiare le varie situazioni.

In effetti, controllare tutto è pressoché impossibile. Ci sono sempre delle cose in grado di sfuggire ai nostri sensi e su cui non possiamo intervenire. Questo, tuttavia, non vuol dire che non si possa tentare di avere il pugno della situazione. Lo sa bene il Fisco che effettua continuamente dei controlli per scoprire eventuali tentativi di evasione fiscale. In particolare a finire nel mirino sono i conti correnti, i titolari di partita Iva e le dichiarazioni dei redditi per cui il governo ha di recente introdotto importanti novità. Ecco cosa cambia.

Controlli sul conto corrente e sul 730: tutte le novità

Tra le novità introdotte nel corso degli ultimi mesi per contrastare l’evasione fiscale si annovera l’anonimometro. Grazie a quest’ultimo l’Agenzia delle Entrate può controllare eventuali anomalie sui conti correnti. In particolare se la giacenza media non è compatibile con le spese effettuate, il Fisco può presumere che il contribuente interessato non abbia dichiarato tutte le entrate. A tale strumento si affianca l’evasometro, che incrocia i dati dei conti correnti con quelli delle dichiarazioni dei redditi. In presenza di anomalie, quindi, il Fisco provvederà a chiedere delucidazioni in merito, con il soggetto interessato che dovrà fornire delle spiegazioni. A tal fine, ad esempio, dovrà fornire apposita documentazione che attesti di non aver commesso alcun tipo di violazione.

Novità importanti anche per quanto concerne i controlli sulle dichiarazioni dei redditi con modello 730. In base a quanto stabilito dal decreto semplificazioni, infatti, sono esentati dai controlli fiscali coloro che presentano la dichiarazione dei redditi precompilata, oppure tramite Caf o intermediari abilitati, a patto che non vengano apportate modifiche alle spese sanitarie che già risultano all’Agenzia delle Entrate. L’intermediario ha comunque il dovere di controllare la correttezza delle informazioni. Non ha però più l’obbligo di conservare le fatture e gli scontrini delle spese sanitarie dei contribuenti.

Controllo delle nuove partite Iva: cosa cambia

In base a quanto stabilito con l’articolo 1, comma 148, della legge numero 197 del 29 dicembre 2022:

“All’articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, in materia di dichiarazioni di inizio, variazione e cessazione attività dopo il comma 15-bis sono inseriti i seguenti: 15-bis.1. Ai fini del rafforzamento del presidio di cui al comma 15-bis, l’Agenzia delle entrate effettua specifiche analisi del rischio connesso al rilascio di nuove partite IVA, all’esito delle quali l’ufficio dell’Agenzia delle entrate invita il contribuente a comparire di persona presso il medesimo ufficio, […] per consentire in ogni caso la verifica dell’effettivo esercizio dell’attività […] e per dimostrare, sulla base di documentazione idonea, l’assenza dei profili di rischio individuati. In caso di mancata comparizione di persona del contribuente ovvero di esito negativo dei riscontri operati sui documenti eventualmente esibiti, l’ufficio emana provvedimento di cessazione della partita IVA“.

Entrando nei dettagli, il Fisco valuta il profilo di ogni contribuente e l’eventuale rischio di evasione prendendo in considerazione diversi elementi. Tra questi si citano la tipologia e la modalità di svolgimento dell’attività, oltre a eventuali anomalie economico-contabili. Tali elementi di rischio sono definiti prendendo in considerazione i dati derivanti dalle banche dati dell’Agenzia delle Entrate, oltre a quelli acquisiti da altre banche dati pubbliche, private e altri enti.

Se un soggetto riceva notifica del provvedimento di cessazione può richiedere che gli sia attribuita una nuova partita Iva. Questo avviene previo rilascio di una polizza fideiussoria o una fideiussione bancaria a favore dell’Amministrazione finanziaria, dalla durata pari almeno a tre anni e con importo non inferiore a 50 mila euro. Nel caso in cui le violazioni fiscali siano state commesse prima dell’emanazione del provvedimento di cessazione della partita Iva, l’importo della fideiussione dovrà essere pari alle somme dovute, se quest’ultime risultano superiori a 50 mila euro.