Quando un lavoratore si avvicina all’età pensionabile, o si avvicina a completare i requisiti per una qualsiasi delle tante misure previdenziali presenti nel sistema, il conteggio dei contributi è fondamentale. E c’è da perderci il sonno a volte. L’estratto conto dei contributi è quel documento che serve al lavoratore per approntare un calcolo più o meno esatto della contribuzione a suo nome presente nelle banche dati INPS. Leggere l’estratto conto però è qualcosa di assai complicato, tra periodi espressi in settimane, mesi o anni, contributi figurativi per svariati motivi o effettivi da lavoro.

E poi c’è da considerare il minimale che va versato per rendere proprio 12 mesi come validi per la pensione.

In altri termini, farsi assistere da chi fa questo di mestiere, consulenti o Patronato, è fondamentale. Noi però possiamo quanto meno mettere in risalto già alcune differenze come quelle che riguardano i contributi figurativi. Ci sono categorie di lavoratori che ne hanno diversi e che si chiedono se questi siano validi o meno per la loro pensione.

“Buonasera, sono un lavoratore dipendente che ha circa 38 anni di contributi. Ma tutto insieme, cioè con figurativi di vario genere dentro, soprattutto da cassa integrazione. Mi chiedevo, visto che ormai vado verso i 67 anni, se questi contributi valgono o meno per la mia pensione.”

Contributi figurativi e pensioni, ecco come valgono cassa integrazione, disoccupazione e non solo

La contribuzione figurativa in genere è quella accreditata a nome di un contribuente, nei periodi di non lavoro che rientrano in alcuni ammortizzatori sociali quali disoccupazione, malattia o cassa integrazione. E poi ci sono quelli espressamente indirizzati verso le donne, cioè contributi per maternità. E ancora, quelli del servizio militare obbligatorio di una volta, oppure quelli dei periodi di detenzione in carcere. I contributi figurativi in genere sono validi sia per il diritto alla pensione che per la misura.

Significa che si tratta di periodi che finiscono con l’essere perfettamente validi per poter arrivare a raggiungere i requisiti contributivi utili alle pensioni. E, allo stesso tempo, utili al calcolo dell’importo della pensione.

Contributi figurativi: cosa sono, come funzionano e di cosa si tratta

I contributi figurativi pertanto, sono dei contributi previdenziali che vengono accreditati dall’INPS ai lavoratori che si trovano in una fase di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa. Di fatto una tutela dal punto di vista previdenziale che la legge mette a disposizione dei lavoratori. Il lavoratore che non versa i contributi previdenziali perché non lavora e non percepisce la retribuzione, gode di questo vantaggio della contribuzione pagata direttamente dall’INPS. Una via per non penalizzare il lavoratore che non ha retribuzione, anche sulla sua pensione futura. E in genere si tratta di contributi calcolati sulla base della retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito se fosse rimasto al lavoro.

I contributi figurativi sono equiparati ai contributi effettivi e sono quindi validi sia per il diritto alla pensione, cioè per raggiungere i requisiti minimi richiesti dalla legge, sia per la misura della pensione, cioè per il calcolo dell’importo del trattamento pensionistico finale.

Figurativi e figurativi, ecco quando serve una domanda per l’accredito nell’estratto conto

In genere la contribuzione figurativa funziona con l’accredito d’ufficio. In altri termini l’INPS accredita i contributi figurativi senza che il lavoratore presenti una domanda. Questa via è quella classica dei periodi di malattia, disoccupazione, congedo parentale, maternità obbligatoria o, rispondendo al nostro lettore, per la cassa integrazione.  Per il servizio militare, per il servizio civile, per i periodi trascorsi al servizio pubblico dopo essere stati eletti o per la maternità facoltativa, serve una apposita domanda. Validi per diritto e misura abbiamo già detto.

E va sottolineato che la contribuzione figurativa viene calcolata sull’80% della retribuzione globale di fatto di un lavoratore (salvo che per la CIG a zero ore dove si prende in considerazione l’intera retribuzione globale di fatto e non all’80%). Tornando alla cassa integrazione, i contributi figurativi vengono versati interamente dall’INPS in caso di assenza totale dal lavoro (CIG a zero ore o malattia), mentre in parte dall’INPS (ore non lavorate) e in parte dal datore di lavoro per assenze parziali.

Ecco il quadro completo della contribuzione figurativa che può entrare in un estratto conto

Diversi motivi possono causare la contribuzione figurativa. Come detto, si parte sempre da una assenza dal posto di lavoro. Pertanto abbiamo contributi figurativi per:

  • Cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria o in deroga;
  • Contratti di solidarietà difensivi o espansivi;
  • Integrazioni salariali;
  • Malattia;
  • Maternità obbligatoria o facoltativa;
  • Congedo parentale;
  • Servizio militare;
  • Servizio civile sia nazionale che all’estero;
  • Cariche pubbliche elettive o sindacali;
  • Aspettativa non retribuita per motivi personali o familiari;
  • Disoccupazione indennizzata;
  • Isopensione;
  • Contratti di espansione.

Cassa integrazione, ecco come funzionano i figurativi per la propria pensione

La cassa integrazione è senza dubbio uno dei contributi figurativi più presenti negli estratti conto dei lavoratori. In edilizia piuttosto che nell’industria, spesso si fa ricorso alla cassa integrazione per fornire al lavoratore un reddito anche durante i periodi di mancata attività. In edilizia spesso accade nei periodi invernali, quando cantieri all’aperto costringono le imprese a lasciare a riposo i lavoratori. Nelle fabbriche invece si fa ricorso alla cassa integrazione in periodi di crisi o semplicemente, in periodi di poche commesse o di scarsi approvvigionamenti di materie prime utili ai cicli produttivi.

La cassa integrazione pertanto, è un ammortizzatore sociale che viene erogato ai lavoratori dipendenti quando il loro rapporto di lavoro viene sospeso o ridotto per cause temporanee distaccate dalla volontà del lavoratore e del datore di lavoro. I contributi figurativi sono equiparati a quelli effettivamente versati e sono quindi validi ai fini della pensione se riguardano questi periodi di cassa integrazione.

Ci sono delle misure che non prevedono il liberi tutti per i contributi figurativi

I contributi figurativi valgono per la pensione di vecchiaia. In pratica valgono per completare i 20 anni di contribuzione minima da detenere per la pensione di vecchiaia ordinaria. Ma valgono anche per calcolare l’importo spettante di pensione di vecchiaia. A dire il vero i contributi figurativi valgono pure per la pensione anticipata. Ma bisogna rispettare alcune regole per questa misura distaccata da limiti anagrafici. Infatti la misura prevede 42,10 anni di contributi per gli uomini e 41,10 anni di contributi per le donne. Ma 35 anni devono essere effettivi, cioè non si considerano in questi 35 anni i figurativi da disoccupazione INPS o malattia.