Crescono i ricorsi all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) della Consob. Nel 2020 il valore totale delle richieste risarcitorie formulate all’ACF è stato di poco inferiore ai 100 milioni di euro. La media dei ricorsi è stata pari a 60.000 euro ciascuno.

Da quando è stato istituito l’Arbitro nel 2016, lo strumento di risoluzione delle controversie tra investitori “retail” e intermediari ha visto un proliferare continuo di ricorsi. Nel quadriennio 2017 – 2020 la cifra totale dei risarcimenti gestita dall’ACF è stata pari a 400 milioni di euro.

Aumentano i ricorsi alla Consob

Come si apprende dalla Consob, l’ACF è uno strumento che consente all’investitore di ottenere una decisione sulle controversie in tempi rapidi. Senza costi e senza obbligo di assistenza legale.

L’ACF assicura imparzialità e indipendenza di giudizio. Qualora l’investitore non sia soddisfatto della decisione, può comunque rivolgersi all’Autorità giudiziaria. Presentare ricorso all’ACF o ad altro sistema alternativo di risoluzione delle controversie è condizione di procedibilità per avviare un procedimento giudiziario.

Nel 2020, nel range tra 10.000 e 30.000 euro si sono andati a collocare 414 ricorsi. Mentre sono state 286 le richieste di risarcimento di valore superiore ai 100.000 euro. Non rare quelle attestatesi alla soglia massima di competenza (500.000 euro).

Arbitro, 44,6% ricorsi 2020 dal Sud

Il consuntivo 2020 conferma e consolida alcuni trend che già avevano caratterizzato l’operatività dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie della Consob negli anni precedenti.

Come nel 2019, il Sud è stata l’area di provenienza del maggior numero di ricorsi (44,6%), seguita dalle regioni del Nord (37,1%) e del Centro (17,7%) del Paese. Trascurabile (0,6%) la percentuale di ricorsi provenienti da soggetti residenti all’estero.

Il dato geografico altro non è che la risultante di eventi che hanno fortemente caratterizzato l’ultimo quinquennio. Eventi che hanno finito per polarizzare una componente significativa dell’attività dell’ACF nei suoi primi quattro anni di attività.

Se nel 2017, infatti, il 40% dei ricorsi complessivamente pervenuti erano risultati collegati alle vicende che al tempo avevano interessato Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Oltre che le rispettive banche controllate di territorio, nel successivo triennio si è registrato un progressivo e costante incremento di ricorsi presentati da azionisti di alcune banche popolari, e ciò soprattutto a causa della perdurante situazione di illiquidità dei relativi titoli partecipativi.

La Banca Popolare di Bari

Emblematica la situazione venutasi a creare per la Banca Popolare di Bari rimasta in amministrazione straordinaria fino a settembre scorso, interessata da quasi 500 ricorsi nel solo 2020. Il che spiega da solo il primato della regione Puglia, da cui è pervenuto nell’anno appena conclusosi oltre il 25% dei ricorsi complessivi.

Nello stesso tempo, va segnalato che l’ACF è stato destinatario, nel suo quarto anno di attività, di ricorsi provenienti da risparmiatori residenti in tutte le regioni italiane, eccezion fatta per la Valle d’Aosta; il che dà il senso, oltre che di una oramai raggiunta buona conoscenza dello strumento a livello nazionale, anche di un’apprezzabile diversificazione delle fattispecie sottoposte alla sua attenzione, non più prevalentemente collegate a vicende seriali focalizzate su alcune zone del territorio