L’Agenzia delle entrate ha avviato l’azione di recupero sui condoni con scadenze non rispettate. I controlli riguardano quindi chi, dopo aver aderito al condono, ha interrotto i versamenti o addirittura ha pagato solo la prima rata senza rispettare le successive scadenze della pace fiscale. Sanzioni: perdita dei benefici e nuove cartelle in arrivo. Alla cifra dovuta sono inoltre applicati interessi.

Controlli sui debiti condonati e non saldati

Il controllo delle Entrate questa volta non si limita alla lettera di sollecito.

Siamo già ad uno step più avanzato: il debito è ormai consolidato e i termini che si sarebbero dovuti rispettare per il pagamento stando ai piani di dilazione concordati sono palesemente scaduti. Difficile farla franca. Per scovare i cd furbetti del condono, alle Entrate basta incrociare i dati dei versamenti effettuati con i modelli F23 o F24 riportanti i codici tributo dei condoni e mettere dunque facilmente in evidenza le rate non pagate.

Si procederà all’uopo con l’azione di recupero delle somme residue. L’importo sarà ricalcolato tenendo conto dei pagamenti iniziali effettuati rispetto all’intero ammontare dovuto estrapolando dunque il residuo, maggiorato delle sanzioni previste  (il 45% in caso di omesso versamento o 30% per pagamento eseguito in ritardo) e degli interessi (4% con decorrenza dal giorno seguente a quello della scadenza del termine fissato per il versamento non effettuato).

Su questo rischio già la Corte dei Conti, in occasione delle audizioni parlamentari miranti all’approvazione del decreto fiscale 2019, contenente anche l’ultima edizione approvata della pace fiscale, aveva messo in allerta i contribuenti. Del resto lo stesso modus operandi era stato seguito nel lontano 2002, quando venne registrata «la mancata riscossione di ingenti importi dovuti a titolo di pagamento rateale». Con la differenza che, ora, il Fisco dispone di strumenti più accurati per i controlli anti furbetti.

Leggi anche:

Come condonare le multe