Concorsi pubblici più veloci e soprattutto periodici. Nel piano di riforma della pubblica amministrazione disegnato dal Ministro della P.A. Renato Brunetta c’è anche e soprattutto questa necessità.

Lo impone il turnover, ma soprattutto lo svecchiamento del personale statale che a oggi supera i 53 anni di età media. Un passaggio, quello della celerità dei concorsi pubblici, che rientra nel piano di finanziamenti (Pnrr) approvato dalla Ue.

Concorsi pubblici ogni tre mesi

Così, intervenendo al Festiva del Lavoro, Brunetta ha spiegato che nell’ambito della digitalizzazione della pubblica amministrazione, si potranno svolgere concorsi pubblici ogni tre mesi.

C’è una norma per i prossimi concorsi dei primi di maggio che obbliga le pubbliche amministrazioni a modalità digitali e orali in teleconferenza con riconoscimento dei titoli. Passiamo dalla burocrazia ottocentesca alla modernizzazione delle procedure in digitale“.

Con queste modalità – spiega il ministro – si potranno fare 3 cicli l’anno dei concorsi, passando così dai 4-5 anni ai 3 mesi. Ed entro l’anno si potranno esaurire tutti gli stock di concorsi bloccati durante la pandemia.

Nuova P.A. produrrà effetti sul Pil

Secondo quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, alla riforma della pubblica amministrazione è riservato il 70 per cento dell’effetto delle riforme strutturali atteso.

Non è più tempo per la Pubblica amministrazione delle rendite di posizione: occorrono civil servant valorizzati, motivati e ben pagati“, aggiunge Brunetta.

Fra i primi e più significativi appuntamenti da approvare entro maggio vi è quello sull’accelerazione dei procedimenti. In questo senso si darà impulso all’espletamento dei concorsi pubblici online individuando le sedi regionali o provinciali adatte allo scopo.

Non più folle oceaniche che si recheranno a Roma per una selezione di funzionari della pubblica amministrazione o di enti pubblici non economici. A meno che non sia espressamente richiesto dalla tipologia dei concorsi pubblici per cui occorre recarsi nella capitale.

Concorsi pubblici e svolta digitale

Ma quello che manca più di ogni altra cosa alla pubblica amministrazione italiana è la digitalizzazione. Il ricorso allo smart working a causa della pandemia ha imposto una svolta nel modo di lavorare a distanza.

Cosa alla quale pochissimi erano abituati (eppure la possibilità di telelavoro esiste da 20 anni) e che hanno colto impreparati i dirigenti. A partire dalla scuola per finire alla sanità, passando dai ministeri. Servono quindi interventi per passare al digitale in forma strutturale e per formare il personale alle nuove modalità di lavoro a distanza.

In  questo senso il settore privato, come banche e assicurazioni, sono molto più avanti rispetto alla pubblica amministrazione. I concorsi pubblici in modalità digitale saranno solo il primo step per poter accedere ai posti di lavoro.

Chi non avrà dimestichezza con i mezzi informatici e con la rete internet, parte già penalizzato. Ma questo non deve essere motivo di esclusione, perché anche la scuola deve orientare i giovani verso la digitalizzazione.