Spesso si confonde la rendita con la pensione, ma sono esattamente la stessa cosa. La pensione non è altro che una rendita derivante da contributi accantonati obbligatoriamente durante la carriera lavorativa. La somma dei versamenti di ogni lavoratore dà origine al montante contributivo che costituisce la base di calcolo della rendita pubblica.

Lo stesso avviene quando si parla di fondi di investimento e pensione integrativa. Anche in questo caso la rendita che ne deriva non è altro che frutto di capitale e interessi accumulati nel tempo.

La base di calcolo sarà sempre il capitale versato e rivalutato, ma a differenza delle pensione Inps quella derivante da previdenza complementare non è obbligatoria. Il principio resta lo stesso, comunque.

La rendita privata

Altra cosa è la rendita privata costituita da risparmi o investimenti. C’è si considera in pensione pur non avendo mai lavorato in vita sua ma semplicemente godendo di rendite derivanti da capitale. Vuoi da interessi o da canoni di affitto, come da concessione allo sfruttamento di diritti d’autore o di servizi. Si tratta comunque di rendite che originano unicamente e sempre da una sola cosa: il capitale.

Così uno che vince alla lotteria potrebbe benissimo campare di rendita con gli interessi che la banca gli riconosce per il capitale depositato. Ma vi sono anche forme di investimento nel ramo assicurativo che permettono a chiunque, a fronte di un corposo versamento di denaro, di ottenere una rendita perpetua al pari di una pensione.

Lo stesso dicasi per le polizze vita offerte dalle assicurazioni che assicurano capitale e/o rendita crescente nel tempo a fronte di versamenti in unica o più soluzioni. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. L’unica differenza è che chi lavora è obbligato per legge a stipulare un contratto di assicurazione sociale con l’Inps. Chi non lavora e dispone di capitali, invece, può fare come gli pare.

Vitalizi come pensioni

Diverso è il discorso per il vitalizio. Anch’esso costituisce una rendita per il beneficiario, ma non è di natura obbligatoria. Giuridicamente il vitalizio scaturisce da un contratto in cui una parte conferisce all’altra il diritto di esigere in perpetuo una prestazione economica. Il più conosciuto era il vitalizio parlamentare e dei consiglieri regionali, soppresso nel 2012 e sostituito dalla pensione, per il quale vecchi onorevoli e senatori ricevono ancora oggi laute prebende pubbliche.

Molto noto è anche l’assegno di mantenimento all’ex coniuge. Anche questo è riconducibile a una rendita a vita anche se non si può definire propriamente vitalizio. Esso è stabilito in sede di separazione, la cui funzione si sostanzia nel fornire al coniuge economicamente più debole un sostegno. Generalmente l’assegno viene previsto a favore della moglie che non lavora o il cui reddito è significativamente inferiore a quello del marito.

A parte questi due casi, di rendite vitalizie ne esistono di diversi tipi. Unica cosa da ricordare è che essa scaturisce sempre da un contratto giuridico a tutti gli effetti. Esistono vari tipi di rendita vitalizia soprattutto in campo assicurativo. Il contraente può anche stabilire un beneficiario diverso da se stesso, ad esempio il coniuge, i figli, parenti o anche persone estranee all’ambito familiare. Tempi, modi e durata dell’erogazione sono sempre stabiliti prima e modificabili anche durante l’esecuzione del contratto, ma prima che siano scaduti i termini di beneficio.

Riassumendo…

  • La pensione pubblica non è altro che una delle tante forme di rendita vitalizia conosciute.
  • Il vitalizio scaturisce da un contratto giuridico fra le parti coinvolte e prevede l’erogazione di una somma perpetua di denaro.
  • I vitalizi più noto sono quelli dei politici.
  • Anche gli assegni di mantenimento sono considerati dei vitalizi.