L’assegno ordinario di invalidità diventa pensione automaticamente al compimento di 67 anni di età. Ma servono almeno 20 anni di contributi.

L’assegno ordinario di invalidità può diventare pensione a tutti gli effetti solo al raggiungimento dei requisiti previsti dalla normativa. E cioè al compimento di 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Fino la prestazione è riconosciuta in misura temporanea e non è una pensione benché si tenda a confonderla con essa.

La trasformazione dell’assegno ordinario avviene automaticamente da parte dell’Inps.

Cioè, non è necessario presentare domanda di pensione. Qualora l’assicurato non abbia contributi sufficienti continuerà a percepire l’assegno ordinario di invalidità fino al raggiungimento della contribuzione minima richiesta. All’età di 71 anni è liquidata la pensione anche con soli 5 anni di contributi.

Assegno ordinario di invalidità: che cos’è

Ricordiamo che l’assegno ordinario di invalidità è riconosciuto solo a chi possiede una capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo, accertata dalla commissione medico legale. La prestazione non è una pensione ed è riconosciuta solo se si possiedono almeno 5 anni di assicurazione IVS di cui 3 negli ultimi 5 prima della presentazione della richiesta.

L’assegno è liquidato sulla base della contribuzione presente in base all’età anagrafica del lavoratore e dura tre anni con possibilità di rinnovo per un periodo analogo. Dopo tre conferme, l’assegno diventa definitivo e quindi non più soggetto a revisione per requisiti sanitari da parte della commissione medico legale.

Resta, tuttavia, facoltà dell’Inps sottoporre il beneficiario a revisione in qualsiasi momento. L’ente può disporre controlli medico-legali per verificare la sussistenza dei requisiti sanitari per l’erogazione dell’assegno ordinario di invalidità.

Importo e cumulabilità coi redditi

Il lavoratore che percepisce l’assegno ordinario di invalidità ha sempre la possibilità di lavorare e percepire redditi, limitati tuttavia a determinate soglie stabilite di anno in anno dalla legge.

Può quindi percepire l’assegno di invalidità dall’Inps e contestualmente anche una retribuzione. In caso i redditi fossero elevati, l’assegno è ridotto del

  • 25%, se il reddito lordo supera di 4 volte il trattamento minimo annuo;
  • 50% se il reddito lordo supera 5 volte il trattamento minimo annuo.

Per quanto riguarda l’importo dell’assegno ordinario di invalidità, questo è determinato in base alla contribuzione versata ed è rivalutatile negli anni, come se fosse una pensione. Tale assegno ordinario di invalidità è anche integrabile al trattamento minimo.

Differenza fra assegno ordinario e pensione

Sostanzialmente non vi è alcuna differenza fra le due prestazioni se non che l’assegno ordinario è di natura provvisoria e la pensione definitiva. Quindi, mentre il primo è suscettibile di revisione e può essere sospeso dall’Inps, la pensione è definitiva e non può subire interruzioni.

Per quanto riguarda l’importo, invece, ci sono delle differenze. Bisogna tenere presente che l’assegno ordinario è calcolato sulla base dei contributi versati e dell’età anagrafica del soggetto al momento della richiesta. Mentre la pensione di vecchiaia è calcolata sulla base dell’età anagrafica prevista di 67 anni (o più). Quindi sarà più alta anche in assenza di eventuali contributi derivanti da attività lavorativa.

Da ricordare, infine, che durante il godimento dell’assegno di invalidità l’Inps riconosce figurativamente copertura previdenziale valevole per il diritto alla pensione. Ma solo se durante tale periodo il beneficiario non svolge alcuna attività lavorativa.

Riassumendo…

  • L’assegno ordinario di invalidità diventa pensione di vecchiaia a 67 anni di età.
  • La trasformazione avviene in automatico solo se ci sono almeno 20 anni di contributi.
  • L’assegno ordinario è una prestazione temporanea, mentre la pensione è definitiva.