Una cosa ormai chiara a tutti è che la quota 103 che inizialmente doveva scomparire a fine 2023, è stata prorogata anche nel 2024. Ma è altrettanto chiaro a tutti che la pensione con quota 103 adesso è una prestazione contributiva e non più mista. Sono cambiate le regole di calcolo della prestazione quindi. Penalizzando di fatto chi esce dal lavoro nel 2024 rispetto a chi lo ha fatto nel 2023.

Ma ci sono lavoratori che per fortuna riusciranno a evitare questa penalizzazione. Gli strumenti previsti dall’INPS infatti se utilizzati bene possono fare al caso di molti lavoratori.

“Buongiorno, volevo un consiglio da parte vostra su una questione che mi riguarda ed è relativa alla quota 103. Aspettavo con ansia la proroga della misura che sul finire del 2023 non era ancora sicura. Avevo paura di restare fuori dalla pensione se il governo non la prorogava. Adesso, a proroga fatta, mi trovo con la situazione che per andare in pensione devo accettare un assegno molto più basso essendo calcolato con il sistema contributivo. Io ho 64 anni di età, ma i 41 anni di contributi li completerò a maggio, altrimenti sarei andato in pensione già nel 2023 con la quota 103. C’è un modo per andare in pensione con le vecchie regole? Mi aiutate per favore?”

Come si evita il calcolo contributivo della pensione con quota 103 nel 2024

Nel sistema previdenziale italiano le regole sono sempre le stesse. E per godere di una misura pensionistica bisogna raggiungere tutti i requisiti previsti. Ma entro la data in cui la misura è in vigore. Allo stesso modo, per godere di una misura pensionistica bisogna raggiungere tutti i requisiti previsti prima che la misura prescelta venga modificata come è accaduto oggi alla quota 103.

In sostanza, chi ha maturato 41 anni di contributi e 62 anni di età entro la fine del 2023, continua a godere di un vantaggio. Parliamo della possibilità di andare in pensione con la vecchia misura, al netto quindi degli inasprimenti di oggi.

Un esempio potrebbe chiarire meglio la situazione.

Un lavoratore che il 31 dicembre 2023 aveva già completato i 41 anni di contributi versati e i 62 anni di età, va in pensione anche nel 2024 con la quota 103 con calcolo misto della prestazione. Chi invece completa i 41 anni di contributi solo a gennaio 2024, anche se i 62 anni li ha completati nel 2023, va in pensione con la quota 103 contributiva.

La differenza di importo della pensione di quota 103 tra 2023 e 2024

Il calcolo contributivo della prestazione è una delle due novità introdotte sulla misura. Infatti, insieme al limite di 4 volte il trattamento minimo, e non più 5 volte, sono le novità della nuova quota 103. Chi ha maturato il diritto alla quota 103 nel 2023, anche se non è andato in pensione l’anno scorso, evita questi due cambiamenti della misura. Il calcolo contributivo è senza dubbio penalizzante. Infatti la pensione con quota 103 fino al 2023 veniva calcolata con:

  • sistema retributivo per i periodi fino al 31 dicembre 1995;
  • sistema contributivo per i periodi successivi al 31 dicembre 1995.

Per chi ha maturato una carriera di contribuzione pari almeno a 18 anni esatti al 31 dicembre 1995, ha diritto al calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2012. Naturalmente, il contributivo si applica ai periodi successivi. In termini pratici, proprio il lavoratore che ha una carriera così lunga in epoca retributiva, perdendo la possibilità di ottenere un assegno retributivo fino al 2012, è il più penalizzato da questa novità.

C’è chi infatti finirà con il perdere oltre il 30% di pensione. A parità di età e di contribuzione, un lavoratore che è uscito con la quota 103 nel 2023 che prende 2.400 euro di pensione al mese, è nettamente favorito rispetto a chi uscendo nel 2024 ne prenderà una di 1.600 euro circa.

Ecco alcune soluzioni utili a evitare il calcolo penalizzante della prestazione

Come dicevamo, l’importante è completare i requisiti che servono prima dell’entrata in vigore dei cambiamenti.

Quindi prima del primo gennaio 2024, cioè dalla data di entrata in vigore della manovra di Bilancio. Ogni stratagemma, per così dire, vale.

Per esempio, chi non ha ancora riscattato l’anno del servizio militare, può farlo, ed essendo un periodo del passato, anche la contribuzione figurativa può tornare utile per arrivare a completare i 41 anni di versamenti in tempo utile. Lo stesso vale per il riscatto della laurea, anche se costa tanto. Il nostro lettore, se si è laureato in passato, dal momento che si trova con 5 mesi di contributi in meno per arrivare ai 41 anni entro la fine del 2023, può anche scegliere di versare ciò che serve per riscattare solo 5 mesi del percorso di studio universitario.

In pratica, qualsiasi soluzione è utile per evitare di ricadere negli inasprimenti 2024 sul calcolo della pensione con la nuova quota 103. Ricordando comunque che per la quota 103, dei 41 anni di contributi necessari per accedere alla pensione in anticipo, 35 anni devono essere effettivi. Ovvero non sono da considerare i contributi figurativi da malattia o da disoccupazione indennizzate.