Quota 103 sarà più penalizzante dal prossimo anno. Come già ampiamente anticipato in precedenti articoli, la pensione anticipata riservata a coloro che hanno raggiunto i 62 anni di età e hanno versato almeno 41 anni di contributi non sarà più conveniente dal 2024. Al punto che pochissimi ne faranno richiesta, come già ampiamente previsto dagli esperti.

Le penalizzazioni che il governo Meloni ha imposto con la legge di bilancio 2024 sono tre. E tutte convergono verso l’unico fine di disincentivare i lavoratori dal richiedere la pensione con 5 anni di anticipo rispetto alla vecchiaia.

Queste penalizzazioni si riferiscono al calcolo della rendita, alla soglia massima erogabile e ai tempi di attesa della pensione. Ma vediamo con ordine come funzionerà la nuova Quota 103.

Calcolo contributivo e penalizzazione pensione con Quota 103

La penalizzazione più pesante riguarda sicuramente il calcolo contributivo della pensione. Chi matura i requisiti per la pensione anticipata e decide di sfruttare questa opzione per lasciare il lavoro in anticipo deve mettere in conto che i suoi 41 anni di contributi saranno interamente utilizzati nel regime di calcolo contributivo per la liquidazione della prestazione.

Cioè quanto già avviene con Opzione Donna per le lavoratrici. Il che presuppone una penalizzazione che può arrivare anche al 15-16% dell’assegno mensile rispetto al calcolo retributivo e contributivo (misto) previsto finora per Quota 103.

Più nel dettaglio, gli anni di contributi versati prima del 1996 andranno migrati nel sistema di calcolo contributivo puro. Con la pensione che sarà liquidata unicamente con questo sistema, decisamente più penalizzante. Con 41 anni di contribuzione, circa un terzo del montante andrebbe spostato da un regime all’altro con conseguente taglio dell’assegno spettante.

La finestra mobile si allunga

La seconda penalizzazione riguarda il tempo di attesa fra la maturazione dei requisiti e il primo assegno erogabile dall’Inps. Per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2023 la finestra di uscita è di 3 mesi per i lavoratori del settore privato e 6 mesi per quelli del settore pubblico.

Dal 1 gennaio 2024, i tempi si allungheranno rispettivamente a 7 mesi e 9 mesi.

Con questa mossa si tende quindi a scoraggiare l’uscita dal lavoro per chi raggiunge i 62 anni di età nel 2024 avendo i requisiti per andare in pensione. Dovendo, infatti, aspettare almeno 6 mesi con 41 anni di contributi, a un lavoratore conviene lavorare ancora un po’ e andare in pensione seguendo le regole Fornero delle pensioni anticipate (con 41-42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età). A un lavoratore statale è senz’altro preferibile questa seconda via.

Soglia massima di pensione con Quota 103

La terza penalizzazione riguarda la soglia massima di pensione. Con Quota 103 è già oggi previsto un limite che l’Inps corrisponde nella misura di 5 volte l’importo del trattamento minimo. Dal 1 gennaio 2024 l’assegno scende a 4 volte, circa 2.250 euro al mese. Questo è l‘importo massimo della pensione con Quota 103. La restrizione non è permanente ma solo fino al raggiungimento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia (67 anni).

Tuttavia, c’è da dire, che questa penalizzazione è tanto maggiore quanto più alta risulterà la pensione a calcolo del lavoratore. Anche in relazione al numero di anni che mancano al compimento dell’età per l’uscita con i requisiti per la vecchiaia.

Con questa mossa il Governo mette una parola quasi definitiva sulle pensioni anticipate. Pochissimi lavoratori lasceranno il lavoro nel 2024 a queste condizioni. A meno che siano disposti a sopportare penalizzazioni pesanti dell’assegno.

Riassumendo…

  • Tre penalizzazioni pesanti dal prossimo anno per Quota 103.
  • Il sistema di calcolo sarà esclusivamente contributivo.
  • La finestra di uscita si allunga a 7 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per quelli pubblici.
  • Il tetto massimo di pensione sarà di 2.255 euro circa al mese