L’ultimo incontro fra governo e sindacati ha dipanato ulteriormente i dubbi sulla riforma pensioni. Dal 2023 ci saranno grossi cambiamenti e un diradamento della giungla normativa in materia.

In linea di massima si punta a ridurre il più possibile le pensioni anticipate che pesano sui conti dello Stato. Per i giovani lavoratori saranno introdotte nuove tutele previdenziali e ripristinata probabilmente la soglia minima di pensione.

Riforma pensioni e quadro normativo

Il nuovo quadro normativo non dovrebbe toccare la riforma Fornero che prevede in sostanza l’età di pensionamento agganciata alla speranza di vita.

Quindi resta la pensione di vecchiaia (oggi a 67 anni) o anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne).

Si punta quindi a modificare la legge esistente nella parte in cui si consente la pensione per i contributivi puri al raggiungimento dei 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi. A oggi ne hanno diritto solo coloro che possono beneficiare di una pensione non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale, circa 1.310 euro al mese.

Soglia che basterebbe limare a 1,5 – 1,6 volte per raggiungere una platea più ampia di beneficiari. A questo punto i lavoratori che lo desiderano, potrebbero andare in pensione a 64 anni a patto che migrino i contributi versati prima del 1996 dal sistema retributivo a quello contributivo. Come avviene per Opzione Donna.

Via Opzione Donna

Posto che le pensioni anticipate partiranno quindi da 64 anni di età, ma solo in regime contributivo, resta da capire cosa succederà a Opzione Donna. Il governa voleva già abolirla lo scorso anno, poi è stata prorogata fino a fine dicembre 2022. Ma è evidente che, nell’imminenza della fine della legislatura, Opzione Donna è destinata a scomparire.

Secondo gli esperti del Ministero del Lavoro, potrebbe essere assorbita in Ape Sociale. Quindi non più in pensione a 58-59 anni con 35 di contributi, ma a 63 anni con 36 di contributi, mantenendo uno sconto anagrafico di 12 mesi (max 24) per ogni figlio.

Con la fine di quota 102 e il mancato rinnovo di Opzione Donna a fine 2022, quindi, le pensioni anticipate dovrebbero sparire. Il nuovo scenario prevvederà solo uscite a 64 anni nel sistema contributivo o con Ape Sociale a 63 anni.