Fare una fattura falsa può servire a portare in detrazione spese non realmente sostenute (o sostenute per un importo minore) o a giustificare la spesa di una cifra ricevuta sotto forma di finanziamento. A ben vedere a trarre illecito vantaggio da una fattura falsa è quindi chi la riceve, scaricandola poi come spesa sostenuta. Chi la firma però, evidentemente, avrà un tornaconto economico da questo accordo. Ma che cosa si rischia?

Fatturazione falsa: esempi e conseguenze

Più tecnicamente la fattura falsa è una fattura per operazioni inesistenti che vengono simulate, appunto, per inventare una spesa da detrarre o per fingere di aver speso tutto l’importo ricevuto come contributo a fondo perduto, documentando le transazioni.

La fatture false possono presentare:

  • falsità soggettiva: se le operazioni sono reali ma intercorse tra soggetti diversi da quelli che risultano nei documenti fiscali, in modo da permettere all’utilizzatore di portare in deduzione costi nella pratica sostenuti, ma non documentati;
  • falsità oggettiva, quando invece le operazioni commerciali non sono avvenute o lo sono ma ad un prezzo inferiore. In questo caso la fattura viene gonfiata in modo da ridurre il reddito dell’intestatario portando in deduzione costi fittizi.

Le fatture false hanno più spesso ad oggetto servizi rispetto ai beni perché, essendo immateriali, possono essere inventati più facilmente senza passaggio manuale.

Come scoprire una fattura falsa

Il controllo più facile e veloce è quello che evidenzia la mancanza di passaggio di denaro. Se una fattura riporta un costo di tre mila euro, e questo importo non è mai uscito dal conto di chi la riceve, allora probabilmente, salvo prova contraria, si tratta di una fattura falsa. Con l’abbassamento del limite dei pagamenti in contanti, questo cerchio di chiude sempre più perché non ci si può nascondere dietro ai pagamenti non tracciabili oltre una certa soglia (e di solito non si corre il rischio di emettere una fattura falsa per poche decine di euro).

Altre volte, le verifiche richiedono accertamenti dell’inesistenza del bene venduto o della prestazione concordata. Facciamo un esempio: una web agency emette una fattura per la realizzazione di un sito internet che però, anche dopo il pagamento, non risulta essere online. Perché un presunto cliente avrebbe dovuto pagare un servizio non offerto?

Emettere una fattura falsa è reato?

Attenzione perché per le fatture di operazioni inesistenti, non sono previste dalla legge soglie di rilevanza, al di sotto delle quale si resta nell’ambito tributario-amministrativo. Le fatture false rappresentano un’eccezione a questa regola generale: il reato scatta sempre, anche per importi minimi. La sanzione prevista  è la reclusione da 1 anno a 6 mesi a 6 anni.

Chi emette la fattura falsa, inoltre, sarà tenuto al pagamento delle relative imposte indipendentemente dal fatto che si tratti di attività illecita.

Come difendersi dai controlli per fatture false

I controlli fiscali non possono essere evitati ma ci si può chiaramente difendere da accuse non fondate. E’ bene sapere che l’onere della prova è a carico della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate. Se però l’amministrazione fornisce la prova del mancato servizio o bene, allora l’onere si trasla sul contribuente, che dovrà provare tramite documentazione (preventivi, ordini etc) che è stata effettivamente richiesta una prestazione poi fatturata. Non basta, alla luce di quanto spiegato prima, comprovare il passaggio di soldi (il quale infatti potrebbe ben essere fittizio).