V’è quasi sempre un’ambivalenza nel lavoro, che è al tempo stesso un asservimento, una fatica, ma anche una fonte d’interesse, un elemento di equilibrio, e un fattore di integrazione alla società. Quest’ambiguità si riflette nella pensione, che si può considerare come una specie di grande vacanza, o come una caduta tra gli scarti”, affermava Simone de Beauvoir.

Il lavoro ha un ruolo importante nella vita di ognuno di noi perché permette di ottenere i soldi necessari a pagare i vari beni e servizi di nostro interesse.

Stesso discorso per la pensione a cui si può accedere solamente dopo aver maturato determinati requisiti anagrafici e contributivi. Proprio soffermandosi su quest’ultimi è bene sapere come possono accedere al trattamento pensionistico le persone che hanno maturato 15, 10 o solamente 5 anni di contributi.

Pensione con 15 anni di contributi ancora nel 2023: le tre deroghe della Legge Amato

Per accedere alla pensione di vecchiaia bisogna avere almeno 67 anni e maturato venti anni di contributi. In determinati casi, però, è possibile uscire dal mondo del lavoro anche con pochi anni di contributi. Ad esempio, grazie alle tre deroghe della Legge Amato, è possibile andare in pensione dopo aver maturato 15 anni di contributi. Come si legge sulla circolare numero 16 dell’Inps, datata 1 febbraio 2013, possono beneficare di tale opportunità:

“a) Lavoratori che al 31 dicembre 1992 hanno maturato i requisiti di assicurazione e di contribuzione previsti dalla normativa previgente. […]Ai fini della maturazione dei requisiti in parola, sono utili tutti i contributi (obbligatori, figurativi, volontari, da riscatto e da ricongiunzione) riferiti temporalmente a periodi anteriori al 1 gennaio 1993. I contributi figurativi, da riscatto e da ricongiunzione riferiti a periodi che si collocano entro il 31 dicembre 1992 devono essere valutati anche se riconosciuti a seguito di domanda successiva a tale data.

b) Lavoratori ammessi alla prosecuzione volontaria in data anteriore al 31 dicembre 1992;

c) Lavoratori dipendenti che possono far valere un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni e risultano occupati per almeno 10 anni per periodi di durata inferiore a 52 settimane nell’anno solare”.

Come può andare in pensione chi ha solo 5 anni di contributi

Coloro che hanno almeno 71 anni e rientrano nel sistema contributivo puro possono andare in pensione con soli cinque anni di contributi.

Per beneficiare di tale misura è necessario aver versato i propri contributi a partire dal 1996. Coloro che non sono riusciti ad accumulare 20 anni di contributi possono, previa autorizzazione dell’Inps, versare autonomamente dei contributi volontari. Questo a patto di aver versato almeno cinque anni di contributi, di cui 260 settimanali per i lavoratori dipendenti e domestici; 465 giornalieri per i lavoratori agricoli e 310 per le lavoratrici agricole; 60 mensili per i lavoratori autonomi. Devono inoltre aver versato almeno tre anni di contributi nei cinque che precedono l’invio della domanda.

Le persone aventi diritto possono inoltre beneficiare dell‘assegno ordinario di invalidità o della pensione di inabilità al lavoro, a patto di aver maturato almeno cinque anni di contributi, di cui almeno tre nell’arco degli ultimi cinque anni. Vi sono inoltre delle casse professionali che permettono ai propri iscritti di andare in pensione con meno di dieci anni di contributi. A tal fine si consiglia di rivolgersi alla cassa di competenza per avere informazioni in merito.

Come può andare in pensione chi non ha contributi

Anche chi non ha versato contributi può andare in pensione. Questo grazie all’assegno sociale che viene riconosciuto ai soggetti che hanno residenza stabile e continuativa nel nostro Paese da almeno dieci anni. Ma non solo, devono avere almeno 67 anni di età, un reddito inferiore a 6.085,43 euro oppure, se sposati, a 12.170,86 euro.

Anche casalinghe e i casalinghi possono accedere al trattamento pensionistico. A tal fine è necessario che si iscrivano al Fondo Casalinghe e Casalinghi dell’Inps.

Ovvero un fondo destinato alle persone che svolgono attività di assistenza non retribuita derivante da responsabilità familiari. Una volta accolta la domanda di iscrizione, i soggetti interessati devono fare dei versamenti. Ognuno può scegliere quanto versare, fermo restando una soglia minima pari a 25,82 euro.

Più alto è il numero di contributi versati, maggiore sarà la rata di cui poter beneficiare. In caso di dubbi, comunque, il consiglio è di rivolgersi ad un esperto del settore, quale Caf o patronato, per avere informazioni dettagliate in merito e sapere quando è possibile andare in pensione in base alla propria situazione personale.