Come farsi una pensione integrativa senza dover per forza di cose rivolgersi ai fondi pensione? La soluzione ottimale è quella di non toccare il Tfr in maturazione durante la carriera lavorativa e impiegarlo solo al momento della liquidazione della buonuscita. Quindi non devolverlo a rapaci gestori che promettono, con la necessità di integrare la pensione futura, guadagni e soddisfazioni sicuri.

Vero che il futuro delle pensioni resta incerto e gli assegni futuri non saranno paragonabili a quelli del passato. Ma è altrettanto vero che non è possibile sapere come andranno le cose fra 10, 20 o 30 anni.

Per cui inutile fare previsioni a così lunga scadenza. Nessuno ha queste doti divinatorie, nemmeno i gestori dei fondi pensione. Ma volendosi preoccupare oggi di quanto potrebbe accadere un domani, la cosa migliore è stare fermi e lasciare che il Tfr accantonato maturi.

Come farsi una pensione integrativa col Tfr

I fondi pensione, come abbiamo visto in precedenti articoli, offrono una soluzione che apparentemente sembra ideale, ma di fatto non lo è. Per chi sceglie la strada delle pensioni integrative promosse dai gestori, deve sapere che i soldi maturati nel trattamento di fine rapporto, Tfr o Tfs, sono periodicamente trasferiti verso fondi negoziali di categoria, fondi aperti o piani individuali di accumulo. Al momento del pensionamento al lavoratore è liquidata una rendita sulla base del rendimento del fondo ottenuto negli anni.

E qui sta il punto. Perché il rendimento dei fondi non è certo, potrebbe anche essere negativo, e il lavoratore si accolla un rischio di mercato che non dovrebbe. Un rischio che non vale la pena correre trattandosi di soldi che servono a uno scopo ben preciso, quello di assicurarsi un miglior tenore di vita in futuro. L’esempio del crac dei fondi pensione in Gran Bretagna del 2022 con tutte le sue conseguenze non va dimenticato.

L’alternativa, sempre valida, è quella di tenersi stretto il Tfr senza dare nulla ai fondi pensione.

Alla fine dell’attività lavorativa si potrà utilizzare questo tesoretto accumulato e sicuramente rivalutato negli anni per farsi una pensione fai da te. Ma come fare a trasformare il Tfr in pensione complementare? Quali soluzioni ci sono?

Come investire 100 mila euro del Tfr per farsi una pensione integrativa

Per ottenere una rendita da affiancare alla pensione pubblica. La strada è semplice. Facciamo un esempio pratico. Prendiamo il Tfr di un lavoratore dipendente che dopo 40 anni di carriera ha maturato un tesoretto da 100 mila euro. Come far fruttare questo malloppo per ottenere una pensione integrativa? La prima cosa da fare è quella di non rivolgersi a rapaci gestori (banche e assicurazioni), sempre pronti ad allungare le mani sui soldi degli altri. Quindi informarsi adeguatamente sulle varie soluzioni.

La più semplice e ottimale è quella di investire i soldi del Tfr in titoli di stato indicizzati all’inflazione. Come i Cct (Certificati di Credito del Tesoro) o i Btp Italia. Ma vanno bene anche i Btp a tasso fisso. Ne esistono di tutti i tipi e scadenze, basta consultare una pagina finanziaria di un quotidiano economico o navigare in rete.

Soldi che, se investiti, in Btp e Cct in questo momento potrebbero fruttare mediamente il 4,3% all’anno su un arco temporale di 10 anni. Quindi, a conti fatti, circa 4.300 euro all’anno. Poiché gli interessi sono pagati ogni sei mesi, basterà acquistare 6 titoli di Stato a varie scadenze per assicurarsi un introito mensile aggiuntivo alla pensione Inps. A conti fatti salterebbe fuori dall’impiego di 100 mila euro di Tfr in titoli di Stato un assegno medio mensile di 358 euro da affiancare alla pensione. Con il vantaggio di tenersi stretto il capitale. Cosa che non avverrebbe con la rendita dei fondi pensione.

Riassumendo…

  • Per farsi una pensione integrativa ottimale è bene tersi stretto il Tfr.
  • Utilizzare il Tfr investendo la buonuscita in titoli di Stato.
  • I titoli di Stato offrono interessi periodici da affiancare alla pensione Inps.