Stando agli ultimi dati Istat relativi alla vita media degli italiani, per qualche anno i requisiti di accesso alle pensioni dovrebbero rimanere praticamente inalterati. Usare il condizionale per quanto riguarda un meccanismo come quello delle aspettative di vita è sempre necessario dal momento che è suscettibile di variazioni e cambiamenti repentini. Per i nati dal 1960 in poi, i dubbi relativi alla pensione di vecchiaia sono sempre tanti e partono proprio dall’età pensionabile che oggi è fissata a 67 anni. A che età si uscirà nei prossimi anni infatti è un argomento che interessa molti lavoratori.

 

“Buonasera, sono un lavoratore nato nel 1963 ed ho all’incirca 22 anni di contributi versati. Una carriera che so già essere troppo corta per poter andare in pensione con misure differenti da quelle di vecchiaia. In pratica dovrò aspettare i 67 anni di età per andare in pensione. Credo che dovrò aspettare il 2030, anche se ho letto che nei prossimi anni l’età pensionabile di 67 anni non sarà più quella utile per uscire dal lavoro. Le pensioni si allontanano sempre di più quindi. Ma a che età dovrei poter andare in pensione e come salirà l’età pensionabile nei prossimi anni?”  

La pensione di vecchiaia a 67 anni oggi, ma poi? 

Il quesito del nostro lettore è importante perché riguarda lavoratori oggi ancora giovani per la pensione ma che in futuro potrebbero avere delle difficoltà ad uscire dal mondo del lavoro. Soprattutto se la politica non interverrà con una riforma profonda del sistema. Per questo come si andrà in pensione dal 2023 al 2032 per i nati dal 1960 è l’oggetto di un dovuto approfondimento che riguarda le modalità di accesso alle pensioni future. Dall’introduzione della riforma Fornero sono stati prodotti tre scatti dell’età pensionabile. E nello stretto giro di una decina di anni questa età è salita da 66 a 67 anni. Tre decreti hanno issato di 12 mesi i requisiti pensionistici.

Il primo gennaio 2013, il primo gennaio 2016 e il primo gennaio 2019, e quindi ogni triennio, si è passati da 66 anni di età pensionabile ai 67 oggi ancora in vigore. Prima tre mesi, poi quattro e infine 5 sono stati gli effetti di questo allontanamento delle pensioni dagli italiani. 

Fino al 2026 requisiti bloccati e pensione di vecchiaia a 67 anni 

Le aspettative di vita sono il dato con cui l’ISTAT certifica annualmente la vita media della popolazione. In genere il dato è in crescendo, ma il trend si è drasticamente bloccato. Per questo fino al 2026 i requisiti previdenziali sono bloccati a quelli attuali. Oggi è possibile uscire in pensione a 67 anni con la quiescenza di vecchiaia. Servono naturalmente i soliti vent’anni di contributi versati. Servono 42 anni e 10 mesi di età per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di età per le donne per le pensioni anticipate ordinarie. Si tratta di quelle pensioni prive di qualsiasi collegamento all’età anagrafica del lavoratore. Senza distinzioni di genere c’è anche la quota 41 per i precoci, per determinate categorie di soggetti ma solo se hanno il primo versamento di contributi completato prima dei 19 anni di età. Per chi non ha contributi versati prima del 1996, esiste la pensione anticipata contributiva che si centra con 64 anni di età e 20 anni di contributi versati. Tutte queste misure e i loro requisiti, che naturalmente sono differenti gli uni agli altri, sono congelati fino al 2026. 

Dal 2027 si torna a salire per i requisiti delle pensioni 

Requisiti bloccati fino al 2026 e quindi prossimo scatto che si prevede nel 2027. Nel frattempo la modifica del meccanismo delle aspettative di vita ha prodotto un cambio di rotta. Infatti prima erano triennali gli scatti, adesso sono biennali. Stando ai dati di oggi, nel 2027 per la pensione di vecchiaia ordinaria serviranno 67 anni e 2 mesi di età. Questo per il 2027-2028.

Sempre per questo biennio la pensione anticipata ordinaria potrà essere sfruttata con 43 anni di contributi versati per gli uomini e 42 anni di contributi versati per le donne. Per la quota 41 serviranno 41 anni e 2 mesi di contribuzione previdenziale versata. L’anticipata contributiva per chi è privo di versamenti al 31 dicembre 1996 passerà a 64 anni e 2 mesi.  

In meno di 10 anni, 8 mesi in più per la pensione 

Dal 2029 e per il biennio fino al 2030, altri tre mesi di aumento con la pensione di vecchiaia a 67 anni e 5 mesi di età. Le anticipate passeranno a 43,3 e 42,3 anni di contributi versati, rispettivamente per uomini e donne. Serviranno 41 anni e 5 mesi di versamenti per la quota 41 precoci e 64 anni e 5 mesi di età per le anticipate contributive. Per il 2031 e 2032 invece, perla pensione di vecchiaia l’età arriverà a 67 anni e 8 mesi. Di conseguenza serviranno 43,6 anni di contributi versati per gli uomini e 42 anni e 6 mesi di contributi versati per le donne per le pensioni anticipate ordinarie. Diventerà pari a 64,8 anni di età la soglia anagrafica della pensione anticipata contributiva, mentre la quota 41 passerà a 41,8 anni di contributi versati.  

La pensione di vecchiaia contributiva sfiorerà i 72 anni di età 

 Stessi scatti anche per la pensione di vecchia contributiva. Si tratta di quella misura che permette di accedere alla quiescenza a chi non ha i 20 anni di contributi minimi versati (bastano 5 anni), o non raggiunge a 64 anni di età una pensione pari ad almeno 1.300 euro al mese (2,8 volte l’assegno sociale). Questa pensione oggi si centra con 71 anni di età. Per il biennio 2027-2028 invece, serviranno 71 anni e 2 mesi di età. E di biennio in biennio si passerà a 71,5 anni di età per il 2029-2030 e 71,8 anni di età per il biennio 2031-2032. Pertanto il nostro lettore ha ragione nel puntare il 2030 come anno buono per la pensione, ma corre il rischio di rimandare l’uscita di ben 8 mesi, sempre che non sopraggiungano buone nuove dai legislatori.