Non sono certo pochi gli italiani che sono riusciti ad andare in pensione con una misura che si è dimostrata più valida di quello che molti pensavano. La misura in questione è l’Ape sociale, dove Ape è l’acronimo di Anticipo pensionistico. La misura che ha consentito a molti lavoratori di accedere alla quiescenza a partire dai 63 anni di età però ha avuto sempre dei vincoli ben precisi ed una struttura abbastanza discutibile. Inoltre è una misura temporanea, che va a scadenza è che obbliga il beneficiario ad un adempimento nel momento in cui compie 67 anni di età.

Un nostro lettore ci chiedeproprio cosa fare a al compimento del 67° anni di età: “A novembre compio 67 anni di età. Dal 2020 percepisco l’Ape sociale. Mi hanno detto che da novembre l’Ape sociale mi verrà sospesa. Cosa devo fare?”

L’Ape sociale è stato un toccasana per centinaia di migliaia di lavoratori

Chi era alle prese con i lavori gravosi, oppure l’invalido con il 74% di disabilità, o ancora chi assisteva parenti invalidi gravi (cd caregivers) e infine i disoccupati. Sono questi i soggetti che in questi anni hanno potuto sfruttare il canale di uscita agevolato dal lavoro a partire dai 63 anni di età. E non sono certo pochi quindi i soggetti che hanno sfruttato in pieno questa misura, anche se statistiche alla mano, l’età media di uscita è stata a cavallo tra i 64 ed i 65 anni. La misura ha aperto ad una discreta forma di flessibilità, essendo facoltà del diretto interessato scegliere quando e se sfruttare l’Anticipo pensionistico. L’unica pecca se così si può dire era la platea dei beneficiari che pur se vasta, non abbracciava l’intero universo dei lavoratori come invece una misura previdenziale flessibile dovrebbe fare.

Tutti i vincoli dell’Ape sociale

È di ben quattro anni l’anticipo massimo concesso dall’INPS ai lavoratori che hanno sfruttato l’Ape sociale come canale di uscita dal lavoro.

La misura però aveva almeno quattro limiti che la rendevano più una misura assistenziale che previdenziale. Infatti nonostante oltre all’età ci volevano anche tra i 30 e i 36 anni di contributi versati in base alla categoria del richiedente, la misura come platea a cui si rivolgeva, aveva una spiccata attitudine assistenziale. E tra l’altro dal punto di vista dei limiti la misura era abbastanza rigida. Infatti, a differenza di tutte le altre misure previdenziali, l’Ape sociale non garantisce la tredicesima mensilità. In pratica si tratta di una misura impostata su 12 mesi. Inoltre la pensione come importo non poteva superare i 1500 euro lordi mensili e non poteva essere percepita oltre i 67 anni di età. Infine, la prestazione pensionistica erogata ad un beneficiario con l’Ape sociale, non era reversibile in caso di decesso prematuro del beneficiario stesso.

A 67 anni si passa alla vera pensione

L’Ape sociale è una prestazione che non prevede l’applicazione degli importi aggiuntivi alla pensione, come lo sono le maggiorazioni sociali, l’integrazione al trattamento minimo e gli assegni familiari. In pratica più che una pensione era un assegno di accompagnamento alla vera e propria pensione. Infatti al compimento del 67° anno di età se il titolare dell’Ape sociale non provvede per tempo, si troverà senza pensione. L’Ape sociale come hanno detto al nostro lettore, cessa di essere erogato al pensionato che compie 67 anni. Infatti lo stesso pensionato deve per forza di cose presentare una nuova domanda di pensione all’INPS, stavolta chiedendo la pensione di vecchiaia ordinaria. Nel caso specifico, il nostro lettore ad ottobre può già provvedere a presentare domanda di pensione di vecchiaia all’INPS.

Più soldi al pensionato, ecco perchè

La situazione per il pensionato migliorerà nettamente però.

Se l’operazione è fatta per tempo infatti, a partire dal mese successivo a quello del compimento dei 67 anni di età il pensionato percepirà la pensione di vecchiaia ordinaria. E con la pensione, verranno meno tutti vincoli legati all’Ape sociale, a partire dalla possibilità di reversibilità della pensione al coniuge superstite. Infine, con il passaggio dalla pensione in regime Ape sociale alla pensione di vecchiaia, il titolare avrà diritto a tutte quelle prestazioni aggiuntive prima citate che con l’Ape sociale sono negate.