In pensione con meno di 20 anni di contributi si può? Come noto, la legge prevede che per andare in pensione di vecchiaia occorre, fra i requisiti basilari, aver versato almeno 20 anni di contributi al sistema pensionistico.

In pensione con meno di 20 anni di contributi

La riforma Fornero a partire dal 2012 ha, però, introdotto importanti e penalizzanti novità per quanto riguarda i requisiti minimi per andare in pensione di vecchiaia, pur in presenza di 20 anni di contributi versati. In pratica, i lavoratori che non godono di versamenti contributivi effettuati prima del 1 gennaio 1996 (anche una sola settimana) potranno andare in pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contribuiti solo se l’importo della pensione calcolata risulta non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale (attualmente è pari a 459,83 al mese).

Soglia limite che per il 2020 ammonta a 8.967 euro all’anno. In difetto, il lavoratore potrà andare in pensione solo al compimento del 70 esimo anno di età. Una misura che penalizza soprattutto chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi qualora la carriera lavorativa sia discontinua o fatta di occupazioni precarie.

La deroga Amato (15 anni di contributi)

20 anni di contributi rappresentano quindi la contribuzione minima obbligatoria per andare in pensione di vecchiaia. Ma per chi ha versato meno cosa succede? Esistono ancora delle deroghe. Una di queste è la deroga Amato che permette di ottenere la pensione di vecchiaia con almeno 15 anni di contributi a determinate condizioni meglio specificate in questo altro articolo. Chi però non rientrasse nemmeno nella soglia dei 15 anni, potrebbe beneficiare del requisito dei 5 anni si contributi almeno ottenendo l’accesso alla pensione di vecchiaia contributiva. La misura è però molto penalizzante poiché la pensione di vecchiaia sarà calcolata col solo sistema contributivo e si potrà accedere solo con almeno 71 anni di età, requisito che salirà di 3 mesi ogni biennio in base alle aspettative di vita.

I contributi versati non vanno mai persi

E per chi ha meno di 5 anni di contributi cosa succede? Ebbene il nostro ordinamento prevede sostanzialmente che tali contributi versati non possano essere restituiti dall’ente pensionistico che li ha riscossi. Tali somme non vanno perse, ma legge prevede che in qualsiasi momento possano concorrere al raggiungimento dei requisiti previsti per ottenere la pensione, anche in presenza di età anagrafica superiore ai 71 anni. In sostanza, nessuno vieta agli anziani di lavorare anche in veneranda età. Diversamente, l’unica possibilità per recuperare tali contributi e farli fruttare è quella di farli confluire in una diversa gestione per la quale il soggetto ha diritto a percepire una pensione. In tal caso verrà liquidata una “pensione supplementare” calcolata con il sistema contributivo. Tanto vale anche per l’estero, cioè se il soggetto trasferitosi oltre confine ha diritto ad ottenere o già percepisce la pensione in uno Stato per il quale viene riconosciuto il diritto alla ricongiunzione. Diverso rimane il caso in cui i lavoratori extracomunitari rientrano nel Paese di origine per il quale dal 2002 (legge Bossi-Fini) non è più possibile chiedere all’ente previdenziale la restituzione di quanto versato. Resta però confermato il diritto di cui sopra.