Per andare in pensione occorrono almeno 20 anni di contributi. E’ il requisito minimo richiesto dalla legge per il pensionamento di vecchiaia che oggi si ottiene a partire da 67 anni di età. Non sono previste eccezioni in questo senso, a meno che si ricada nelle deroghe Amato e Dini degli anni ’90 per le quali basato 15 anni di lavoro. Ma si tratta di casi molto rari.

Cosa può fare quindi chi alla veneranda età della pensione di vecchiaia possiede meno di 20 anni di contributi? Magari ne ha solo una decina e non può nemmeno raggiungere il requisito minimo richiesto? Ebbene la legge prevede una scappatoia, ma non tutti vi possono rientrare.

Come andare in pensione con pochi anni di contributi

Solo coloro che ricadono nel sistema di calcolo contributivo puro possono puntare ad andare in pensione con meno di 20 anni di contributi. Ma all’età di 71 anni. Più precisamente la pensione, secondo la normativa vigente, è riconosciuta con almeno 5 anni di contributi a patto che siano stati versati tutti dopo il 1996.

A chi ha iniziato a lavorare prima di tale data e possiede anche solo una settimana di contribuzione non spetta il diritto alla pensione nemmeno a 71 anni di età. I contributi non si perdono, ma per ottenere la rendita occorre che i periodi assicurativi siano migrati nel sistema di calcolo contributivo.

Chi ha meno di 5 anni non ha diritto alla pensione in nessun caso. I contributi versati non spariscono, ma possono essere sommati a nuovi versamenti, tramite ricongiunzione, riscatto e anche lavoro. Al raggiungimento della soglia minima sarà liquidata la pensione.

La pensione per casalinghe, psicologi e avvocati

Esistono alcune eccezioni a tali regole che valgono solo per alcune categorie di lavoratori. Le casalinghe, ad esempio, possono andare in pensione con soli 10 anni di contributi a 57 anni di età a patto che l’importo della rendita sia pari ad almeno 1,2 volte quello dell’assegno sociale.

In difetto bisognerà aspettare i 65 anni di età.

Casalinghe a parte, anche gli psicologi, i consulenti del lavoro e gli avvocati possono andare in pensione con pochi anni di contributi. Ai primi e ai secondi bastano 10 anni di versamenti nelle rispettive casse per ottenere la pensione a 65 e 69 anni di età. Agli avvocati, invece, ne bastano 5 ma la pensione scatta a 70 anni.

L’assegno sociale

Cosa fare, quindi, se si hanno pochi anni di contributi e a 67 non si raggiunge il requisito contributivo minimo necessario? L’assicurato può richiedere, in alternativa, l’erogazione dell’assegno sociale. Non è una pensione anche se erroneamente si tende a confonderla con essa.

Si tratta di una prestazione a sostegno del reddito che interviene a favore dei più bisognosi e che non hanno mezzi di sostentamento per vivere. E’ erogata mensilmente dall’Inps e oggi vale poco più di 503 euro al mese, ma è di natura temporanea perché soggetta al mantenimento di particolari requisiti anagrafici ed economici.

I primi si riferiscono alla cittadinanza e alla residenza che deve essere stabile e di lunga durata. I secondo sono legati a limiti di reddito individuali o coniugali. Nel primo caso non bisogna superare i 6.542 euro all’anno, nel secondo i 13.085 euro.

Riassumendo…

  • Per andare in pensione servono almeno 20 anni di contributi.
  • Si può uscire anche con meno, ma bisogna attendere 71 anni di età.
  • Alle casalinghe, psicologi, avvocati e consulenti del lavoro bastano 10 anni di lavoro.
  • In alternativa c’è l’assegno sociale.