Il diritto alla pensione di vecchiaia si matura al raggiungimento dei 67 anni di età. Tuttavia ciò non è sufficiente per ottenere la rendita dall’Inps, bisogna anche soddisfare il requisito contributivo minimo di 20 anni. Altrimenti sarà necessario attendere altri 4 anni per andare in pensione di vecchiaia avendo solamente 5 anni di contributi alle spalle.

L’attesa è però preoccupante perché la maggior parte delle persone non è più in grado di lavorare a quell’età e, in assenza di redditi diversi, c’è il rischio di scivolare in uno stato di povertà.

Con conseguenze inimmaginabili per molte famiglie. Così lo Stato interviene riconoscendo altri mezzi di sostegno al reddito per non lasciare nessuno indietro e nell’attesa della pensione. Lo strumento principe è l’assegno sociale.

In pensione a 67 anni per chi non ha 20 anni di contributi

L’assegno sociale, erogato dall’Inps al compimento dei 67 anni di età, rappresenta una sorta di indennità economica legata principalmente ai redditi. Quindi, anche in assenza dei requisiti per la pensione di vecchiaia, l’assegno sociale potrebbe non essere riconosciuto a chiunque. E’ necessario rispettare determinati requisiti reddituali.

Dal 1996 l’assegno sociale ha sostituito la pensione sociale diventando a tutti gli effetti una prestazione di assistenza. Per ottenere questa prestazione, erogata mensilmente dal Inps, bisogna essere in possesso dei seguenti requisiti:

  • 67 anni di età;
  • stato di bisogno economico;
  • cittadinanza italiana e situazioni equiparate;
  • residenza effettiva in Italia;
  • reddito personale non superiore a 542,51 euro all’anno (13.085,02 euro se si tratta di persona coniugata)

Dal 1 gennaio 2024 l’importo dell’assegno sociale è pagato nella misura di 534,41 euro al mese per tredici mensilità. Può essere revocato in qualsiasi momento in seguito al superamento delle sogli di reddito stabilite annualmente dallo Stato.

L’assegno di inclusione 2024

Oltre all’assegno sociale esiste anche il reddito di inclusione. Questo strumento ha preso il posto dal 1 gennaio 2024 del reddito di cittadinanza e della pensione sociale.

L’Assegno di Inclusione (ADI) è una misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli della popolazione e consiste in un sostegno economico e di inclusione sociale e professionale. La prestazione è rivolta a:

  • nuclei familiari con persone minorenni;
  • nuclei familiari con persone con disabilità;
  • nuclei familiari con persone di almeno 60 anni di età;
  • nuclei familiari con componenti in condizioni di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione.

Sono da considerarsi in condizioni di svantaggio, ad esempio, le persone in carico ai servizi per disabilità, per le dipendenze, per malattie psichiatriche, le donne vittime di violenza.

Ma cosa offre l’assegno di inclusione? Sostanzialmente una integrazione del reddito familiare fino a un massimo di 6.000 euro annui (7.560 euro per nuclei con componenti tutti di età superiore a 67 anni o con componenti di età superiore a 67 anni e altri in condizioni di disabilità grave o non autosufficienza). Oltre a ciò è prevista una integrazione fino a 3.360 euro all’anno per pagare l’affitto.

L’erogazione dell’Assegno di Inclusione avviene mensilmente tramite l’Inps. L’importo varia in base alla composizione del nucleo familiare, al reddito posseduto e alla quota dell’affitto eventualmente spettante.

Riassumendo…

  • Chi all’età di 67 anni non riesce a raggiungere i requisiti per andare in pensione può ottenere alcuni sussidi dallo Stato.
  • L’assegno sociale è erogato in presenza di redditi bassi per un importo di 534 euro al mese.
  • Esiste anche l’assegno di inclusione che assiste le persone in difficoltà.