L’argomento pensioni è uno dei temi più caldi dell’agenza politica del nuovo governo Meloni. Quello che si sa per certo, ad oggi, è che le possibilità di uscita dal lavoro confermate dalla premier sono due: Opzione Donna e Ape Sociale, mentre su tutto il resto la discussione è ancora aperta. C’è il problema della sostenibilità economica degli interventi previdenziali al vaglio, delle risorse che mancano e delle promesse fatte in campagna elettorale. Se saranno mantenute o meno e se ci saranno i soldi per passare dalle parole ai fatti probabilmente lo vedremo presto.

Intanto, possiamo provare a fare il punto su chi, come e quando potrà andare in pensione a 60 anni anche nel 2023.

In pensione a 60 anni nel 2023: per le lavoratrici non solo Opzione Donna

Con la proroga di Opzione Donna, l’anticipo pensionistico a 60 anni nel 2023 rimane quindi confermato essenzialmente per le lavoratici. Per l’Ape Sociale e per tutte le altre forme di pensionamento ad oggi valide, infatti, il requisito anagrafico prevede un’età superiore ai 60 anni per poter presentare domanda (ad eccezione fatta per i precoci, di cui parleremo dopo).

La cosiddetta pensione “Opzione Donna” è un trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo ed erogato, a domanda, in favore delle lavoratrici dipendenti e autonome che hanno maturato i requisiti previsti dalla legge entro il 31 dicembre. Le lavoratrici del comparto scuola e dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (AFAM), invece, al ricorrere dei requisiti possono conseguire il trattamento pensionistico rispettivamente a decorrere dal 1° settembre e dal 1° novembre 2022.

Possono accedere alla pensione anticipata tramite Opzione Donna le lavoratrici che:

  • abbiano maturato almeno 35 anni di contribuzione versata;
  • risultino avere un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).

Le lavoratrici conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi:

  • 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento pensionistico sia liquidato a carico delle forme di previdenza dei lavoratori dipendenti;
  • 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento sia liquidato a carico delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi.

Il trattamento per chi ha raggiunto i requisiti previsti entro il 31 dicembre, comunque, può essere conseguito anche successivamente alla prima decorrenza utile.

Pensionamento anticipato a 60 anni: come funziona per i lavoratori precoci

Per la pensione anticipata riconosciuta ai lavoratori precoci bisogna fare un discorso a parte. Prima di tutto perché il meccanismo, così come valido oggi, non è stato ancora confermato. Il governo Meloni, infatti, potrebbe decidere di intervenire includendo nella riforma anche questa categoria di contribuenti. Come e quando non lo sappiamo ancora.

Quello che sappiamo per certo, invece, sono le regole attualmente valide per andare in pensione a 60 anni nel 2023, una volta perfezionati i requisiti. Nello specifico, la pensione ai lavoratori precoci è una prestazione economica erogata, a domanda, a chi può far valere:

  • almeno 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età;
  • 41 anni di contribuzione accumulati entro il 31 dicembre 2026.

Il raggiungimento di un’età anagrafica minima in questo caso non è menzionato, poiché a dettare legge è il requisito contributivo. Tuttavia, per aver accesso a questo tipo di pensionamento anticipato il richiedente deve trovarsi in determinate condizioni indicate dalla legge. Tra queste, per esempio:

  • stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro involontaria;
  • invalidità superiore o uguale al 74%;
  • la necessità di prestare assistenza, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, al coniuge o a un parente convivente con handicap in situazione di gravità;
  • lo svolgimento di attività particolarmente faticose e pesanti (cd. attività usuranti indicate dal legislatore).

Per accedere al beneficio è necessario presentare una domanda di riconoscimento entro il 1° marzo di ciascun anno e, solo in caso di esito positivo, presentare la domanda di pensione anticipata.

Le proposte al vaglio per il 2023

Alle procedure sopra esposte, come già anticipato, si aggiungono le nuove modalità di uscita anticipata dal lavoro attualmente al vaglio del governo. Non c’è nulla di ufficiale ed è ancora tutto da decidere, ma alla maggioranza sembrano tutti orientati verso due fronti:

  • l’approvazione della cd. Opzione Uomo, che in sintesi è l’estensione di Opzione Donna anche ai lavoratori;
  • l’introduzione di Quota 41, una quota flessibile che permetterebbe il pensionamento anticipato a partire da 60 anni.

Tra le proposte, quella che sembra prendere sempre più piede è il superamento di Quota 102 e 101 con un meccanismo che riconoscerebbe a tutti – uomini e donne – l’uscita dal lavoro a 60-63 anni con un minimo di contributi versati (pari almeno a 43/41 o 40 anni). Una sorta di Quota 103 (dove 103 è la somma dell’anzianità anagrafica e contributiva del lavoratore).

Una volta trovato l’accordo, comunque, resta il nodo delle risorse. Basterà lo scostamento di bilancio? Sarà sostenibile nel breve e nel lungo termine una misura del genere? Per evitare un ricorso smisurato al pensionamento anticipato, l’esecutivo pare sia intenzionato a procedere con un sistema di incentivi per chi, al contrario, vuole continuare a lavorare. Come? Con il riconoscimento di veri e propri bonus pensione a chi rimanda il momento dell’uscita. Al contrario, si procederà con una decurtazione dell’assegno per chi invece opta per l’antico. In questo caso si parla di una riduzione contenuta entro l’8% del totale. In conclusione, e ancora una volta, bisogna aggiungere però che si tratta di ipotesi destinate a rimanere tali fino a conferma definitiva.