In pensione a 64 anni grazie alla riforma a due tempi. Ciò permetterebbe di andare in pensione a 64 anni con bonus dopo tre anni.

Sembra questa una delle possibilità che potrebbe mettere d’accordo Governo e sindacati sulla c.d. riforma delle pensioni e sulle pensioni 2023.

Riforma delle pensioni la cui discussione sembra al momento essere stata rimandata. Con il Governo maggiormente impegnato sul conflitto Russo-Ucraina e sugli impatti economici negativi rispetto all’economia nazionale.

In tal senso, il decreto Aiuti, con il quale il Governo ha previsto anche un bonus automatico di 200 euro in favore di dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi.

L’obiettivo è quello di dare una mano alle famiglie per contrastare il caro bollette degli ultimi mesi.

La riforma delle pensioni

La riforma delle pensioni non ha trovato spazio nel DEF. Per avere novità si dovrà attendere la fine dell’estate. Infatti, le speranze sono riposte nella nota di aggiornamento di settembre 2022, Nadef 2022.

Ad ogni modo, la riforma andrà calibrata in base alle risorse che il Governo avrà a disposizione. Infatti, Draghi ha ribadito più volte che nessuna riforma può andare oltre a quella che è la sostenibilità del sistema pensionistico. In poche parole non si potrà fare alcun volo pindarico.

Ciò che è certo che bisogna dare certezze ai contribuenti e soprattutto consentire un’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Rispetto ai requisiti previsti dalla Legge Fornero. Senza che ciò comporti tagli eccessivi sull’assegno pensionistico.

La riforma a due tempi

Si tratta sicuramente di buoni propositi. Ma siamo solo a livello teorico. Metterli in atto è tutta un’altra cosa.

Ecco perchè una possibile soluzione sarebbe quella della c.d. riforma a due tempi.

Nello specifico, sul tavolo del Governo è allo studio la possibilità di garantire l’uscita dal mondo del lavoro in due step. In particolare, si potrà andare in pensione a 64 anni, con un assegno più basso per i primi tre anni al quale si aggiungerà un bonus raggiunti i 67 anni.

La prima quota dell’assegno sarà frutto dei contributi versati, dunque calcolata interamente con il sistema contributivo. La seconda quota aggiuntiva, quella retributiva, sarà percepita al compimento di 67 anni.

In tal modo, si arriverà ad ottenere l’assegno pieno. Ciò dovrebbe valere già per le pensioni 2023.

Oltre al requisito anagrafico, il Governo sta valutando la possibilità di ammettere l’uscita a due tempi solo per coloro che:

  • hanno diritto ad una pensione non inferiore a 1,3 volte l’importo mensile dell’assegno sociale (cd. importo soglia annualmente rivalutato);
  • un’anzianità contributiva di almeno 20 anni.

Vedremo quelli che saranno gli ulteriori sviluppi della vicenda.