Ci si domanda spesso chi paga le tasse in Italia, visto che quasi la metà dei cittadini non ha reddito imponibile. Il peso dell’Irpef, la fonte principale per l’erario, ricade per la maggior parte sui chi lavora.

La riforma fiscale che il governo intende varare dovrà tener conto degli squilibri fiscali sui singoli contribuenti, oltre che sulle piccole e medie imprese. In altre parole, è la classe media (o quello che resta) a sopportare il peso del fisco per tutti.

Chi paga le tasse in Italia

Secondo una recente analisi condotta dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nel 2019 lo Stato ha incassato dalle tasse 172,5 miliardi di euro.  La percentuale di cittadini che sopporta questo carico fiscale è il 21,18%, con redditi da 29 mila euro lordi in su corrisponde il 71,64% dell’intera Irpef.

Più nel dettaglio, il 78,82% degli italiani dichiara redditi fino a 29 mila euro. Il che implica un prelievo Irpef del solo 28,36% del totale e, quindi, un’imposta neppure sufficiente a coprire la spesa per le principali funzioni di welfare, vale a dire sanità, assistenza sociale e istruzione.

Nella fascia di reddito compresa fra, da 29.001 a 35.000 euro, si trovano circa 3 milioni di contribuenti che versano il 7,96% del totale. Ciò corrisponde al 12,78% delle imposte

Sopra i 35 mila euro di reddito troviamo circa il 13,2% dei contribuenti che, in sostanza, sostengono il peso del finanziamento del sistema di protezione sociale italiano, versando il 58,86% dell’Irpef.

Sistema fiscale squilibrato

Secondo Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali,

“sono questi i dati su cui si dovrebbe riflettere quando si discute di riforma del sistema fiscale”

C’è una differenza tra le classi di reddito dichiarato troppo estrema per essere degna di un Paese sviluppato.  Differenza peraltro destinata ad allargarsi nei prossimi anni per effetto dei recenti provvedimenti che aumentano importo e platea dei destinatari di bonus e altre agevolazioni a sostegno del reddito.

La continua elargizione di incentivi a pioggia a favore dei redditi più bassi – dice Brambilla – da una parte, e le “minacce” di abolizione delle tax expenditures per i redditi da 35mila euro in su, dall’altra, concorrono ad alimentare elusione fiscale e ad allargare il gap fra chi paga e chi non paga le tasse .