Gli operai addetti al lavoro a catena possono andare in pensione al compimento di 61 anni e 7 mesi di età. Così come anche gli impiegati che sono inseriti in un processo produttivo di lavoro in serie per il quale la legge li tutela maggiormente dal punto di vista previdenziale rispetto alla generalità dei lavoratori. Per lo Stato sono, infatti, considerati tutti lavori usuranti.

Benché il lavoro a catena nell’industria sia sempre meno in Italia grazie all’apporto della tecnologia, quello svolto in serie nel terziario sta assumendo dimensioni notevoli.

Il lavoro ripetitivo svolto con l’ausilio di strumentazioni informatiche nell’era moderna contraddistingue l’attività svolta rispetto al passato. Nel settore impiegatizio, il ritmo produttivo è difatti diventato usurante a tutti gli effetti, anche se spesso la legge non li riconosce tali.

Col lavoro a catena o in serie si va in pensione prima

Per andare in pensione anticipata, però, non basta aver compiuto 61 anni e 7 mesi di età. E’ necessario che risultino versati almeno 35 anni di contributi all’Inps, tanto come lavoratore dipendente che come autonomo. Non necessariamente tutti debbono risultare dal lavoro a catena o in serie. Tuttavia, come vedremo di seguito, buona parte di questi contributi devono risultare da attività usurante.

Come detto, il lavoro a catena e in serie rientra tra le attività cosiddette “particolarmente usuranti”, cioè molto faticose e rischiose per la salute. Nello specifico la categoria rientra fra le attività tutelate dal d.lgs. 67/2011 che regolamenta l’accesso alla pensione anticipata con Quota 96,7 (somma di età anagrafica e contributi).

La legge prevede per questi lavoratori la possibilità andare in pensione a 61 anni e 7 mesi (62 anni e 7 mesi per gli autonomi) se si hanno almeno 35 anni di contributi versati. Per poter accedere a questa opzione è, però, necessario avere svolto il lavoro a catena o in serie per almeno 7 anni negli ultimi 10.

In alternativa, per 6 anni negli ultimi 7 o per almeno la metà della vita lavorativa complessiva, così come risultante da specifiche dichiarazioni del datore di lavoro.

Quindi possono andare in pensione, ad esempio, anche coloro che attualmente svolgono altri mestieri non per forza usuranti, purché in passato abbiano lavorato per molto tempo in fabbrica sulla linea di catena o in serie. Così come gli operai specializzati che per molti anni hanno fatto altro nella vita ma durante gli ultimi 6 hanno svolto lavori caratterizzati dalla ripetizione costante di uno stesso ciclo lavorativo.

Come e quando fare domanda all’Inps

La domanda di pensione anticipata con Quota 96,7 deve essere presentata all’Inps tassativamente entro il 1 maggio 2024. Si tratta per l’esattezza di una istanza di verifica dei requisiti maturati o maturandi nel corso dell’anno. L’istanza dovrà essere corredata da tutta la documentazione comprovante il tipo di attività svolta e la durata.

Non è quindi una vera e propria richiesta di pensione, ma una istanza di ricognizione dei requisiti speciali da parte dell’Inps. Qualora l’Istituto di previdenza fornirà riscontro positivo, sarà cura del lavoratore presentare successivamente la domanda di pensione.

Le istanze pervenute dopo il 1 maggio 2024 saranno comunque accettate dall’Inps. Ma bisognerà considerare il differimento del pagamento della pensione pari a uno, due o tre mesi rispettivamente a seconda se la domanda è presentata dal 2 maggio al 1° giugno 2024; dal 2 giugno al 31 luglio 2024; oppure dopo il 1° agosto 2024.

Riassumendo…

  • Gli operai addetti a lavori a catena o in serie possono andare in pensione a 61 anni e 7 mesi di età.
  • E’ necessario aver svolto il lavoro specifico per diversi anni, ma non necessariamente per sempre.
  • L’attività rientra fra quella tutelata per i lavoratori usuranti.
  • Domanda di pensione entro il 1 maggio 2024.