Andare in pensione nel 2023 è ancora un rebus. Il dibattito fra governo e parti sociali sulla riforma del sistema pensionistico si è interrotto del tutto con l’apertura della campagna elettorale per le elezioni politiche di settembre.

Ovviamente le promesse roboanti dei partiti non mancano per accaparrarsi i voti dei lavoratori. Anche se, in concreto, la via per evitare il ritorno della Fornero dal 2023, senza nuove deroghe, è stretta. Le esigenze di bilancio non lo permettono.

Come andare in pensione nel 2023 per chi ha più di 60 anni

Quindi, chi ha oggi più di 60 anni come potrebbe andare in pensione l’anno prossimo se nulla sarà cambiato? Il pensionamento ordinario prevede l’uscita a 67 anni di età con almeno 20 di contributi.

In alternativa si può andare in pensione con 41-42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età. E questi sono i requisiti Fornero.

Le altre vie di fuga dal lavoro restano ancora avvolte dell’incertezza. Le deroghe attualmente in vigore sono tutte in scadenza il 31 dicembre 2023. Probabile che per ottenere da Bruxelles il via libera alla proroga di alcune pensioni anticipate si debba raggiungere un compromesso. Come avvenuto lo scorso anno quando Opzione Donna fu rinnovata di altri 12 mesi in cambio della fine di Quota 100.

Così anche per il 2023 potrebbe accadere la stessa cosa: fine di Quota 102 in cambio della proroga di Opzione Donna. Una misura che, in ogni caso, non pesa sul bilancio dello Stato trattandosi di una pensione penalizzante per le lavoratrici.

Ape Sociale e Opzione Donna

Quindi se per Opzione Donna la partita si giocherà probabilmente su un compromesso, per le altre deroghe ci sono più probabilità di rinnovo. Ci riferiamo in particolare ad Ape Sociale (pensione a 63 anni con almeno 30 di contributi) e a Quota 41 per il lavoratori precoci.

Ape Sociale è stata ampliata lo scorso anno estendendo il diritto a più lavoratori usuranti.

Non è escluso che possa essere seguita la stessa strada ampliando, per necessità, il beneficio ad altre categorie di lavoratori meritevoli di maggiore tutela previdenziale.

Molti lavori gravosi inclusi nella lista stilata dalla commissione governativa presieduta da Cesare Damiano sono ancora esclusi da Ape Sociale. Come ad esempio gli infermieri o gli insegnati di scuole secondarie, oltre a cuochi, baristi, ecc.