Sostenere le varie spese non è affatto semplice. Complice l’aumento generale dei prezzi e le crescenti difficoltà a trovare un lavoro con uno stipendio dignitoso, sono tante le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese. In tale contesto in tanti richiedono il reddito di cittadinanza.

Quest’ultimo è stato introdotto dal Movimento 5 Stelle per garantire un sostegno alle famiglie economicamente disagiate che necessitano di un aiuto da parte dello Stato. Fin dal suo debutto il reddito di cittadinanza ha portato con sé un bel po’ di polemiche e nei piani della coalizione di centro destra, guidata da Giorgia Meloni, c’è il superamento del discusso sussidio.

In attesa di scoprire il futuro di tale misura, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito se una persona interdetta dai pubblici uffici possa percepire il reddito di cittadinanza.

Chi è interdetto dai pubblici uffici può prendere il reddito di cittadinanza? La risposta che non ti aspetti

Ha destato interesse il ricorso contro il sequestro preventivo di denaro disposto nell’ambito di un’indagine per truffa finalizzata a ottenere erogazioni pubbliche. Tra le vecchie sentenze a carico del soggetto anche delle “pene accessorie“, come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Quest’ultima, come previsto dall’articolo 28, secondo comma numero 5 del Codice penale priva la persona condannata “degli stipendi, delle pensioni e degli assegni che siano a carico dello Stato o di un altro ente pubblico“. Per questo motivo secondo il Gip e il Tribunale il ricorrente non aveva diritto al reddito di cittadinanza.

Secondo i giudici di merito il fatto che il reddito di cittadinanza sia una prestazione assistenziale utile alla “sopravvivenza” non esclude il fatto che il condannato ne possa essere privato. Anzi “induce a ritenere che, a maggior ragione, il sussidio debba essere ricompreso tra le prestazioni revocabili“.

La sentenza della Corte di Cassazione

Una presa di posizione opposta a quella del capo dell’ufficio legislativo del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e della Corte di Cassazione.

La sentenza dei giudici di legittimità, infatti, ha ribaltato tutto. Stando a quanto stabilito dalla Cassazione con la sentenza numero 38383 il reddito di cittadinanza può essere mantenuto anche in caso di interdizione dei pubblici uffici.

Secondo la Cassazione il reddito di cittadinanza non può essere considerato un assegno perché viene erogato attraverso l’apposita carta. Viene inoltre sottolineato che si tratta di un sussidio volto a soddisfare i bisogni primari e contrastare la povertà assoluta, l’esclusione sociale e le disuguaglianze. Una prestazione assistenziale che in quanto tale può essere riconosciuta anche alle persone interdette dai pubblici uffici.