Si torna a parlare di contributo di solidarietà sulle pensioni. La misura, già applicata in passato per le rendite d’oro, potrebbe tornare all’attenzione del governo se sarà necessario fare cassa per sostenere i conti Inps. Del resto, la strada finora tracciata dall’esecutivo è stata quella di tagliare le pensioni anticipate e le rendite sopra determinate soglie di reddito.

Dal 2023 gli assegni che superano di 5 volte l’importo del trattamento minimo subiscono una rivalutazione ridimensionata rispetto agli altri. Si tratta di quasi la metà delle pensioni in pagamento i cui tagli arrivano, nel caso di valori superiori a 10 volte il minimo, a due terzi della perequazione automatica annuale.

Ma potrebbe non bastare. E soprattutto questa misura potrebbe diventare definitiva e tornare il prelievo forzoso una volta esauriti gli effetti della legge a fine anno.

Torna il contributo di solidarietà sulle pensioni?

A insistere sul ripristino del contributo di solidarietà è l’Ocse. Secondo un recente studio dell’Organizzazione, l’Italia dovrebbe rivedere subito la spesa pensionistica con lo stop graduale alle pensioni anticipate. Ma non solo. Servono anche interventi sulla tassazione delle pensioni d’oro retributive, ancora troppo alte e che non trovano eguali fra gli altri Paesi sviluppati. “È necessario risparmiare sulla spesa pubblica – dice l’Ocse – e in questa cornice le pensioni rappresentano una quota importante della spesa complessiva”.

L’attuale ridimensionamento dell’indicizzazione delle pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo dovrebbe essere mantenuta anche in futuro. Andrebbe sostituita con un contributo di solidarietà commisurato all’entità della rendita erogata col sistema retributivo e che non trova correlazione e copertura con i contributi versati. Un contributo questo che “potrebbe essere mantenuto fino a quando il reddito relativo dei pensionati non sarà allineato alla media Ocse”.

Il prelievo forzoso sulle pensioni d’oro

Ma come funzionerebbe il prelievo forzoso e come fu fatto in passato? Il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro è un’imposta aggiuntiva che è stata applicata dal 2011 al 2021 alle pensioni di importo elevato.

Introdotto dalla Legge di Stabilità 2011 con l’obiettivo di ridurre il divario tra le pensioni di importo più elevato e quelle più basso, è stato applicato alle pensioni di importo lordo annuo superiore a:

  • 90.000 euro nel 2011 e 2012;
  • 100.000 euro nel 2013 e 2014;
  • 120.000 euro nel 2015 e 2016;
  • 130.000 euro nel 2017 e 2018;
  • 150.000 euro nel 2019 e 2020;
  • 200.000 euro nel 2021.

L’aliquota del contributo è stata progressivamente aumentata in base all’importo della pensione, secondo la seguente tabella:

  • Da 90.000 a 128.000 6%;
  • Da 128.000 a 193.000 12%;
  • Da 193.000 a 257.000 18%;
  • Oltre 257.000 24%.

Il contributo di solidarietà è stato abolito nel 2022 col governo Draghi che ha ritenuto che tale imposta fosse ingiusta e penalizzante per i pensionati. Potrebbe, però, tornare di utilità per esigenze di bilancio con la prossima manovra finanziaria quando si esauriranno gli effetti della perequazione automatica 2024.

Riassumendo…

  • Secondo l’Ocse è necessario reintrodurre il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro e tagliare le uscite anticipate.
  • Al momento le pensioni sopra un certo importo non vengono rivalutate pienamente
  • La perequazione automatica ridimensionata per le pensioni elevate potrebbe essere sostituita in misura permanente dal ritorno del contributo di solidarietà.