Opzione donna potrebbe essere prorogata al 2022. Così come diventare strutturale o essere addirittura cancellata. Al momento, però, le probabilità di una soppressione sembrano minime stante anche il fatto che i costi di gestione per lo Stato sarebbero bassi.

Come noto, infatti, opzione donna consente il pensionamento anticipato delle lavoratrici a condizione che rinuncino al sistema di calcolo misto per la loro pensione. Devono quindi accettare, in caso di esercizio di opzione donna, un taglio anche pesante dell’assegno.

Opzione donna verso la proroga

Opzione donna è anche uno dei temi meno controversi e dibattuti per cui una sua proroga è ormai nell’aria.

D’altra parte il principale argomento di dibattito della riforma pensioni è incentrato su quota 100, tema decisamente più scottante.

Il pensionamento anticipato delle lavoratrici non è quindi tema di battaglia per l’esecutivo. Anzi, il governo Draghi vorrebbe estendere l’impianto adottato per opzione donna anche ai lavoratori maschi. Vale a dire, introdurre una penalizzazione per chi decide di lasciare il lavoro prima dei requisiti della pensione di vecchiaia.

Ma opzione donna potrebbe anche diventare definitiva allineandosi con l’entrata a regime del sistema contributivo. In pratica, la penalizzazione per le lavoratrici che scelgono il pensionamento anticipato con 58 anni di età e almeno 35 di contributi , diminuisce col passare degli anni. I contributi versati nel sistema retributivo saranno sempre meno e quelli nel sistema contributivo sempre più. Ne deriva una minore penalizzazione.

Il sistema di calcolo della pensione

Per la liquidazione della pensione con opzione donna si fa riferimento solo al sistema di calcolo contributivo. Quindi, valgono solo i contributi versati dopo il 31 dicembre 1995. Quelli versati prima potranno essere considerati validi solo se calcolati con lo stesso sistema e non con il retributivo.

Il sistema misto, quindi, non esiste per opzione donna. Più precisamente, la lavoratrice che sceglie questa opzione per andare in pensione dovrà chiedere all’Inps la migrazione degli anni di contributi versati prima del 1996 dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo.

Operazione che può comportare una decurtazione dell’assegno pensionistico importante rispetto alle previsioni di pensionamento col sistema misto.