Con una nota integrativa allo scorso comunicato di ottobre 2023, Poste ha reso noto che non accetta più la cessione per i crediti delle spese 2023 a partire dall’8 gennaio 2024. Cerchiamo di analizzare il contenuto della nota per comprenderne la ratio e misurarne la portata. Diversi utenti infatti ci hanno chiesto il perché di questo nuovo ripensamento e molti proprietari alle prese con i lavori del 110 vorrebbero capire se la possibilità di cessione a Poste è ora loro nuovamente preclusa.

Riapertura crediti Poste, limiti e regole 2023

Ormai quella della cessione del credito, con Poste ma non solo, somiglia sempe più ad una soap opera.

E allora vediamo brevemente a quale puntata eravamo rimasti.

Tre erano sostanzialmente i limiti della cessione del credito a Poste dopo la riapertura annunciata ad ottobre scorso per il 2023

  • Importo ceduto
  • Soggetto cedente (solo persone fisiche)
  • Cessioni esclusivamente dirette.

Inoltre nel messaggio Poste chiariva che, al netto di queste regole, si riservava comunque il diritto di accettare o no la cessione del credito a suo insindacabile giudizio.

Che cosa cambierà da lunedì 8 gennaio 2024?

Cessione del credito Poste 2024: cosa succede da lunedì 8 gennaio

Nella nota l’Ente specifica che a partire dall’8 gennaio 2024 sarà possibile richiedere solo cessioni per crediti cedibili nel 2025, ovvero per spese sostenute nel  2024. O anche rate residue di spese sostenute negli anni precedenti (deadline per legge è il 16 marzo dell’anno successivo).

Perché Poste ha voluto integrare il messaggio di riapertura della cessione del credito che già conteneva diversi paletti limitanti?

Probabilmente lo spartiacque dell’8 gennaio serve in primis per una questione burocratica. Serve a Poste darsi due mesi di tempo per procedere alle verifiche e riuscire ad accettare i crediti entro la scadenza del 16 marzo per l’invio telematico. Ma possiamo ipotizzare altri due motivi che impongono questa presa di posizione.

Verosimilmente Poste ha fatto già delle previsioni sul numero di richieste in rapporto al suo platfond limitando quindi l’accesso ulteriormente oltre ai paletti già imposti sull’importo e sugli individui.

Ultimo possibile motivo concerne una questione di tutela, che potremmo definire un’accortezza estrema per non rischiare di essere coinvolta come cessionario in casi ambigui.

Cessione del credito 2024 per spese sostenute nel 2023 ma lavori non iniziati al 31 dicembre

A cavallo tra il 2023 e il  2024 c’è stato il tanto discusso passaggio dal Superbonus 110 al 70%. Per evitare di restare fregati molti con liquidità hanno pensato di pagare anticipatamente le spese che saranno poi cedute come credito maturato eseguendo però i lavori nel 2024 entro il 16 marzo. Facendo asseverazione nel 2024. Un piano fallimentare e vedremo ora perché.

Precedenti sentenze e anche la risposta dell’Agenzia delle Entrate hanno chiarito che non basta aver fatto le spese ma che queste devono essere realizzate. Quindi rileva anche il SAL al 31 dicembre 2023. NON è cedibile, e lo hanno ben chiarito in modo restrittivo, un’opera pagata nel 2023 ma realizzata nel 2024. Se però le Entrate fanno un controllo, applicando questa interpretazione in senso stretto, se dimostra che le opere sono realizzate nel 2024, allora il cessionario diventerebbe responsabile in solido (fermo restando che potrebbe sempre chiedere tutta la documentazione etc). Evidentemente Poste vuole tutelarsi e prevedere anche questo scenario di contestazione di un credito ceduto. Nessun tecnico del resto rilascerebbe un’asseverazione nel 2024 per lavori pagati ma non ancora eseguiti, visti anche i rischi penali connessi a questo comportamento.

Riassumendo

  • Poste ha pubblicato una nota integrativa con cui specifica che dall’8 gennaio 2024 chiude la cessione del credito;
  • La chiusura riguarda le spese 2023 (eccezion fatta per le rate residue)
  • Resterà possibile chiedere, entro i limiti specificati nel messaggio del 3 ottobre, la cessione del credito a Poste Italiane per crediti esigibili nel 2025, ovvero relativi a lavori nel 2024