Nel corso di un’interrogazione parlamentare, è stata posta all’attenzione del Ministero competente,  la questione dei ritardi di Poste italiane nel pagamento del credito superbonus 110 ceduto dalla imprese.

La sconto in fattura e le successiva cessione del credito

Grazie all’applicazione del meccanismo dello sconto in fattura superbonus, il contribuente risparmia il costo del 100% dei lavori fatturati dall’impresa; per la parte effettivamente coperta dell’agevolazione. L’impresa in cambio ottiene un credito d’imposta pari al 110% dello sconto praticato.

Tale credito può essere ceduto nei confronti di soggetti terzi compresi banche e intermediari finanziari.

Dunque il credito può essere ceduto anche in favore di Poste italiane. L’operazione di cessione non è gratis, infatti il costo di cessione a carico dell’impresa può arrivare anche a superare 10% del credito ceduto.

L’interrogazione parlamentare sulla cessione superbonus 110

Con una specifica interrogazione parlamentare presentata dal Senatore Pepe, è stato messo in evidenza una problematica piuttosto rilevante che riguarda la cessione del credito superbonus 110 in favore di Poste italiane. Poste italiane è uno degli intermediari più attivi sul mercato dell’acquisizione dei crediti edilizi.

Detto ciò, il senatore ha messo in evidenza un rallentamento della procedura di cessione del credito da parte delle imprese che hanno eseguito i lavori per i quali hanno applicato lo sconto in fattura.

A decorrere dal mese di novembre 2021 moltissime imprese hanno provveduto a cedere a Poste italiane i crediti maturati nell’esecuzione dei lavori mediante il meccanismo dello sconto in fattura; questa cessione viene effettuata tramite un’apposita piattaforma telematica realizzata da parte dell’Agenzia delle entrate. Adoperando questa piattaforma il cedente (l’impresa) propone la cessione al cessionario (Poste italiane in questo caso), il quale deve formalmente accettarla adoperando il proprio cruscotto telematico.

Sempre nel testo dell’interrogazione parlamentare si legge che: i contratti prevedevano che il cessionario avesse 20 giorni lavorativi per accettare la proposta di cessione, tuttavia nella maggior parte dei casi Poste non ha proceduto con le accettazioni di tali crediti ceduti, ma nemmeno al rifiuto della cessione stessa.

Questo comporta che il cedente (l’impresa) non possa disporre in alcun modo dei propri crediti i quali si trovano in un “limbo” nel quale il cedente non può fare nulla.

Poste italiane non fornisce alcun tipo di informazione sulla motivazione dei ritardi, né si adopera per rispondere alle richieste da parte delle imprese che non riescono ad interagire con la società;
da informazioni ufficiose parrebbe che Poste abbia allungato i tempi per fare ulteriori controlli sulle cessioni effettuate, applicando retroattivamente il nuovo termine di 60 giorni lavorativi (non più 20).

Vedremo quale sarà la risposta all’interrogazione parlamentare in esame.

Noi di Investire Oggi vi terremo aggiornati.