Cessione del credito a lavori iniziati con possibile forfait. Le imprese stanno avendo grosse difficoltà a farsi pagare dalle banche anche con pratiche di cessione già accettate, infatti, i tempi di pagamento si stanno allungando tantissimo, vuoi per i controlli che sono tenuti a effettuare i cessionari vuoi anche per le recenti sentenze della Cassazione che consentono il sequestro preventivo del credito anche in capo a chi l’ha preso in buona fede, non sapendo e non potendo risalire alla truffa fatta a monte.

Ma la situazione ossia i ritardi nei pagamenti erano evidenti anche prima delle sentenze citate.

Detto ciò, cosa succede se una volta iniziati i lavori la banca non paga l’impresa? Il contribuente può essere chiamato a pagare di tasca propria?

La cessione del credito e lo sconto in fattura

Il superbonus fin dalla sua entrata, in vigore ha suscitato il massimo interesse da parte dei contribuenti che erano soprattutto attratti dalla possibilità di ristrutturare casa senza spendere un euro. Ciò era possibile grazie al meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura ex art.121 del DL 34/2020. Con la cessione del credito, il contribuente anticipa i soldi, matura la detrazione superbonus e poi la cede sotto forma di credito d’imposta. La cessione può essere effettuata in favore di privati, anche i propri familiari, amici, banche o altri intermediari finanziari. Con lo sconto in fattura invece, il contribuente, per la parte di spesa coperta dall’agevolazione, non anticipa nulla. L’impresa in cambio riceve un credito d’imposta del 110% che può: utilizzare per pagare imposte e contributi o cederlo a terzi.

Se la cessione del credito salta

In premessa, abbiamo visto che le imprese stanno avendo difficoltà a farsi accordare nuove pratiche di cessione dalla banche; inoltre per quelle già accettate dalla banca, stanno attendendo diversi mesi prima di ricevere i soldi a pagamento del credito ceduto.

In questa situazione, le imprese sono state costrette a sospendere i cantieri già avviati e a non accettare nuovi lavori. Se la banca non accetta la cessione del credito, potrebbe complicarsi il rapporto contribuente-impresa. Qui bisogna stare attenti al contenuto del contratto di affidamento dei lavori. Infatti, è possibile che l’impresa si sia tutelata inserendo una clausola che legittima la richiesta al contribuente dei soldi necessari per effettuare o per completare i lavori.

Dunque, per il contribuente il rischio è quello di rimetterci di tasca propria. A ogni modo, se i lavori sono ancora nella fase iniziale o non sono proprio iniziati, il contribuente ha tutto il tempo per valutare il da farsi; una delle alternative allo sconto in fattura sarebbe quella di anticipare i soldi dei lavori, maturare la relativa detrazione per poi decidere se: indicarla in dichiarazione dei redditi o cederla a terzi sotto forma di cessione del credito. Anche su questo passaggio però la situazione si sta complicando; infatti anche Poste italiane, uno dei principali players del mercato della cessione del credito, ha chiuso i rubinetti.