Il decreto-legge n. 11 del 2023 (c.d. decreto cessioni) non ha sancito solo, dal 17 febbraio 2023, lo stop all’opzione di cessione credito e sconto in fattura nei bonus edilizi (anche se con delle deroghe), ma ha altresì sigillato il divieto di acquisto dei relativi crediti d’imposta da parte delle pubbliche amministrazioni.

Alcune regioni, tuttavia, hanno trovato il modo di bypassare questo divieto in modo del tutto lecito ed insindacabile. Si tratta di un qualcosa di positivo, in quanto potrà permette di smaltire un po’ di quei crediti, c.

d. incagliati.

Quali amministrazioni pubbliche hanno il divieto

Volendo andare nel dettaglio, dunque, il decreto cessioni prevede che, dal 17 febbraio 2023, le pubbliche amministrazioni hanno il divieto di acquisto dei crediti d’imposta derivanti dall’esercizio delle opzioni per sconto e cessione credito.

Nella Circolare n. 27/E del 2023, l’Agenzia Entrate dice anche quali sono le pubbliche amministrazioni interessate da questo ostacolo. In particolare si tratta di

  • enti e soggetti individuati dall’ISTAT in apposito elenco contenente le unità istituzionali che fanno parte del settore delle Amministrazioni Pubbliche, consultabile sul sito internet dell’Istituto
  • le Autorità indipendenti
  • tutte le Amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende e le Amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e i loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli istituti autonomi case popolari, le Camere di Commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni
  • tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e egli enti del Servizio Sanitario Nazionale, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie fiscali (Agenzia Entrate, ecc.).

Cessione credito, quali regioni acquistano nonostante il divieto

Le regioni, dunque, rientrano anch’esse tra le pubbliche amministrazioni per le quali vige il divieto di acquisto dei crediti derivanti da operazioni di sconto in fattura e cessione credito nel campo dei bonus edilizi.

Alcune regioni, tuttavia, sono riuscite a creare uno strumento compatibile con tale divieto. Da ultimo la regione Lazio, che in questi giorni ha approvato una proposta di legge che coinvolge enti e società partecipate dalla regione stessa e relativi fornitori.

Il ruolo attivo, dunque, viene consegnato nelle mani di enti strumentali non rientranti nel divieto e controllati dalla regione stessa. In pratica attraverso i suoi enti e società la regione promuove l’acquisto di crediti dalle banche.

Con questo provvedimento si intende dare stimolo e impulso, attuando anche un criterio regolatore, alla circolazione dei crediti fiscali, consentendo, nei limiti e nel rispetto delle leggi nazionali, alle imprese ed agli Enti sotto il proprio controllo di acquisire crediti fiscali dal mercato, mediante l’utilizzo e il supporto di banche ed istituzioni finanziarie.

Queste le parole lette nel comunicato della Regione Lazio con cui l’ente ha dato notizia dell’approvazione della proposta di legge in commento.
Il Lazio non è la prima regione a provare questa soluzione. Segue la Basilicata e non è detto che sulla scia possano arrivarne anche altre.

Riassumendo…

  • il decreto cessioni (decreto-legge n. 11 del 2023) ha stabilito il divieto per le pubbliche amministrazioni di acquistare crediti derivanti da operazioni di sconto in fattura e cessione credito nei bonus edilizi
  • le regioni sono tra le pubbliche amministrazioni per le quali vige il divieto
  • la Regione Lazio ha approvato una proposta di legge con cui si permette ad entri strumentali non coinvolti nel divieto e a società controllate dalla stessa regione, oltre che i fornitori, di acquistare crediti dalle banche.