Qualcosa si muove sul fronte cessione del credito. Tra settembre e ottobre 2023 alcuni istituti hanno riaperto i rubinetti, seppur con molti limiti e paletti. A Intesa San Paolo e altre poche banche si è unita anche l’offerta di Poste Italiane. Le condizioni differiscono molto tra una banca e l’altra o i costi della cessione del credito tendono ad essere allineati? E se si, quali sono?

Aumenta il rischio, aumentano i costi

Facendo un confronto tra le offerte di cessione del credito 2023, il primo dato comune che emerge è un trend all’aumento dei costi.

Cedere il credito in passato era più conveniente perché le commissioni bancarie si fermavano su valori più bassi. Questo in linea di massima è perfettamente comprensibile posto che il caos nel quadro normativo ha creato un clima di dubbi e incertezze in tutte le parti coinvolte. E di certo banche e Poste non sono enti di beneficienza. Ma c’è un limite?

Cosa fare se i costi della cessione del credito sono troppo alti

Abbiamo ricevuto alcune testimonianze che, se fossero confermate, sarebbero allarmanti. Riguardano i costi applicati alle pratiche di cessione del credito. Si parla di percentuali che arrivano al 25%. Se fosse vero, perché ripetiamo non esiste ad oggi contezza documentale di quanto riferito da alcuni lettori, sarebbe tutto legale?

Ribaltiamo la prospettiva e chiediamoci: le banche o Poste (ma vale anche per gli intermediari, piattaforme private di cessione, ecc. Ovviamente anzi proprio qui forse il rischio che i controlli sfuggano può essere più alto) hanno delle soglie da rispettare oltre le quali scatta il reato di usura?

Perché questo succede per i finanziamenti (con i tassi soglia aggiornati a cadenza trimestrale dalla Banca d’Italia) e non accade invece per i costi della cessione del credito?

A livello puramente normativo non si può parlare propriamente di usura perché manca il requisito della finalità di finanziamento nelle cessioni, presupposto dell’articolo 644 del Codice penale.

In altre parole: chi ha interesse a cedere il credito non lo fa sicuramente perché necessita di liquidità. Questo è il motivo più ricorrente indubbiamente ma le cose potrebbero anche essere diverse. Motivo per cui due anni fa la Banca d’Italia ha spiegato perché queste cessioni non debbano essere segnalate alla Centrale Rischi.

Riassumendo

  • La riapertura della cessione del credito ha ridato fiato a molti soggetti bloccati con crediti incagliati;
  • La cessione del credito ha un costo, espresso dalla percentuale che trattiene l’ente cedente;
  • Queste percentuali sono in aumento e non sono soggette a controlli sui tassi di usura bancari.

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