La problematica dei crediti incagliati non è legata solo ai provvedimenti restrittivi messi in campo nel tempo dal legislatore, fino all’ultimo decreto con cui è stato sancito lo stop definitivo allo sconto in fattura e cessione del credito nel campo dei bonus edilizi.

Il problema sono anche i rischi che corrono cedenti e cessionari che intervengono nell’operazione. A mettere in guardia contro tali rischi è la Banca d’Italia con una nota pubblicata lo scorso 23 luglio 2023.

Sono, infatti, le banche, che prima cessionarie (acquirenti del credito) e poi eventualmente nuove cedenti, gli istituti maggiormente coinvolti nella cessione del credito.

Cosa è successo nel tempo

In primis, dobbiamo ricordare che nel campo dei bonus edilizi il legislatore aveva messo in campo la possibilità di optare, in luogo della detrazione fiscale, per lo sconto in fattura o la cessione del credito.

Chi acquisisce il credito (cessionario) poteva a sua volta cedere ulteriormente il credito a terzi oppure utilizzarlo in compensazione.

Inizialmente fu prevista una cessione senza limiti. Poi, a causa di truffe scovate, sono cominciate le primi limitazione nel numero di cessioni possibili e nei soggetti verso cui poter cedere il credito.

Da qui i primi crediti incagliati. Molte banche cessionarie si sono ritrovate nel non trovare altri soggetti disposti ad acquistare i crediti stessi. Quindi, impossibilità di monetizzarli. Allo stesso tempo hanno anche finito la capienza fiscale per la compensazione. Insomma, i crediti sono rimasti in pancia e sono ancora lì.

Inoltre, è da ultimo intervenuto il decreto-legge n. 11 del 16 febbraio 2023 che ha sancito il definitivo stop. In pratica è stato deciso che, dal 17 febbraio 2023, salvo alcune deroghe, non sono più ammessi lo sconto in fattura e la cessione del credito. Lo stesso decreto contiene comunque alcune misure per tentare di risolvere il problema dei crediti incagliati. Come, ad esempio, la possibilità per i cessionari di utilizzare i crediti per sottoscrivere emissioni di Buoni del Tesoro Poliennali, con scadenza non inferiore a 10 anni.

Crediti incagliati, i rischi delle banche in caso di sblocco

Detto ciò, nella recente nota della Banca d’Italia sulla problematica dei crediti incagliati, si mettono in evidenza alcuni rischi per le banche che prima hanno acquistato i crediti e poi vogliono cederli ulteriormente. Quindi, da cessionario la banca poi diventa a sua volta cedente.

Il primo scoglio è trovare nuove banche o altri soggetti che siano disposti ad acquisire il credito.

L’altra problematica più seria è quella di tener conto del rischio di insolvenza del nuovo cessionario. Quindi, il nuovo cessionario chiude l’accordo di acquisto e poi non paga il prezzo in quanto non ha i mezzi per farlo.

Infine, bisogna fare i conti anche con i possibili sequestri dei bonus da parte della autorità giudiziarie dopo aver scovato qualche truffa. Anche se in questo caso, lo stesso decreto n. 11 del 16 febbraio 2023, ha previsto la possibilità per i cessionari di superare la responsabilità solidale.

Riassumendo…

  • la Banca d’Italia mette in guardia le banche contro i rischi nelle operazioni di cessione del credito. Rischi che incidono anch’essi sulla problematica dei crediti incagliati
  • tre sono i principali rischi per le banche che, dopo aver acquisito crediti derivanti da operazione di cessione intendono poi cederli nuovamente a terzi. In dettaglio:
    • difficoltà a trovare nuovi cessionari
    • rischio che il cessionario sia insolvente
    • rischio che i bonus siano sequestrati dall’autorità giudiziaria.