C’è un buco sulla cassa integrazione. O meglio, c’è una interruzione sulla erogazione degli ammortizzatori sociali a causa di un vuoto normativo. Ne deriva la perdita di una settimana di Cig per 6 milioni di lavoratori.

Più precisamente, la legge di bilancio 2021 ha stanziato fondi per la cassa integrazione covid per 12 settimane a partire dal 1 gennaio 2021. Quindi fino al 25 marzo. Il decreto Ristori, invece, prevede la proroga della Cig covid nel 2021 per altre 13 settimane. Ma a partire dal 1 aprile.

C’è un buco nella cassa integrazione covid

Ne deriva che c’è un buco di una settimana in cui l’Inps non pagherà la cassa integrazione.

Il periodo vuoto – secondo i primi riscontri di Unimpresa – sarebbe di una settimana esatta. Ad essere coinvolti sarebbero 6 milioni di lavoratori che attualmente stanno percependo la Cig.

La denuncia di Unimpresa parte dalla salita gestione burocratica degli affari all’italiana. Si fanno le leggi, senza tenere conto delle reali esigenze economiche di aziende e lavoratori. Secondo gli imprenditori, infatti, questo vuoto legislativo rappresenta un problema, sia per i dipendenti in Cig sia per le aziende e tutti i datori di lavoro.

E’ la conseguenza di due norme non coordinate fra loro. La prima norma in questione è la legge di bilancio per il 2021 che ha esteso la cassa Covid per 12 settimane a partire dal 1 gennaio di quest’anno e dunque fino al 25 marzo. La seconda norma è stata introdotta dal decreto Ristori, che prevede 13 settimane di Cig per tutte le aziende e 28 settimane per quelle non coperte da cassa integrazione ordinaria, ma con decorrenza 1 aprile.

La solita burocrazia all’italiana

Resta, pertanto, da colmare il vuoto che non è coperto né dalla legge di bilancio né dal decreto Ristori. Un problema che parte innanzitutto dal fatto che si è demandato al governo la funzione legislativa. Esautorando completamente, con la scusa del covid, il parlamento a fare le leggi.

Superata la prima fase di emergenza, le funzioni legislative dovevano tornare nelle mani delle Camere, come più volte sostenuto dai partiti di centro destra. Invece si è continuato a permettere alla Presidenza del Consiglio di emanare un serie infinita di DPCM, peraltro uno diverso dall’altro, tutti scoordinati fra loro che hanno solo creato confusione e incertezza.

Non deve quindi sorprendere se, a conti fatti, alla fine mancheranno soldi a chi ne ha bisogno. Mentre ce ne saranno stati anche troppi per chi non ne aveva reali necessità.

Lavoratori, una settimana senza Cig

La problematica legata alla mancata copertura della cassa integrazione covid non deve passare inosservata. Osserva Giovanni Assi di Unimpresa:

nell’attesa di vedere pubblicato il testo ufficiale del Decreto Ristori sul quale faremo come sempre valutazioni fornendo, dopo un attento studio, il nostro contributo nell’interesse esclusivo delle imprese e dei loro lavoratori, urge immediatamente intervenire per coprire quella che è una vera e propria falla“.

Del resto, se la matematica non è un’opinione, dal 1 gennaio 2021 le 12 settimane di cassa integrazione covid previste dalla legge di bilancio 2021 scadono giovedì 25 marzo. Se non si interviene immediatamente ci sono, oltre 6 milioni di lavoratori che non saranno coperti dagli ammortizzatori sociali per Covid e le aziende, già al collasso, si potrebbero trovare con delle situazioni di conflitto interno.

E’ probabile che la maggior parte di esse anticiperà i soldi in attesa che sia colmato il vuoto normativo. Ma tante si trovano già in difficoltà e non riusciranno a far fronte con le proprie tasche a questa ennesima mancanza.

Inoltre – scrive Unimpresa – occorre intervenire urgentemente sul pagamento delle casse integrazioni (Fondo Bilaterale dell’Artigianato) per le aziende artigiane per cui oltre 300 mila lavoratori sono in attesa di ricevere il saldo dell’ultimo trimestre 2020, nonostante l’ultimo intervento di “sblocco” da parte del Ministro Orlando.