Le notizie e le informazioni che provengono dall’INPS riguardanti pensioni e uscite dal lavoro spesso sono confusionarie. E non sempre è colpa del modo in cui le misure vengono scritte e spiegate. Spesso è l’interpretazione di queste normative che alimenta nei contribuenti falsi miti e false speranze di andare in pensione. È il caso per esempio della pensione a 71 anni di età, quella per la quale basterebbero 5 anni di contributi versati. Una possibile alternativa all’assegno sociale che a molte donne con poco lavoro alle spalle non spetta per ragioni reddituali.

È il caso di una nostra lettrice che probabilmente ha confuso le normative, anche se ha avanzato dubbi riguardo alle sue possibilità di pensionamento.   

La nostra lettrice ci chiede

“Gentile redazione, mi chiamo Alessia e ho 70 anni di età. Non ho pensione e nemmeno assegno sociale perché mio marito prende una pensione da 1.000 euro al mese che mi fa uscire fuori dai limiti reddituali utili all’assegno sociale. A maggio 2023 compio 71 anni di età. In passato ho lavorato in agricoltura. Ho 10 anni di contributi dal 1980 al 1990. Dopo mi sono sposata e addio carriera. Ho svolto solo piccoli lavoretti con iscrizione alla Gestione separata nel 2000 (pochi mesi di contributi però). Secondo me non posso andare in pensione a 71 anni sfruttando i 10 anni di contributi, ma i miei figli mi dicono che con il computo nella gestione separata INPS potrei averne diritto. Oltretutto mi dicono che a 71 anni bastano 5 anni di contributi e io ne ho 10. Hanno ragione loro o io?” 

La pensione a 71 anni e l’assegno sociale 

pensione

Prima di rispondere alla nostra lettrice, meglio fare il punto della situazione per chi ha lavorato poco in carriera o ha pochi contributi versati. A 67 anni l’unica strada che porta a un assegno INPS se non si raggiungono 20 anni di contributi versati (o i 15 per le deroghe Amato), è l’ex pensione sociale.

La misura assistenziale per eccellenza infatti si chiama assegno sociale. Non servono contributi versati ma solo raggiungere una determinata età. E a 67 anni l’assegno sociale è una via molto utilizzata soprattutto dalle donne, a tal punto che in passato, sbagliando, i non addetti ai lavori la chiamavano pensione casalinghe.

Assegno sociale e limiti di reddito

Per ottenere l’assegno sociale però occorre rispettare determinate condizioni reddituali, anche in cumulo con il coniuge. Un marito con una pensione superiore al limite prestabilito impedisce alla moglie qualsiasi accesso all’assegno sociale. Per esempio nel 2022 i limiti reddituali utili alla fruizione dell’assegno sociale erano pari, per una persona sola, a 6.085,43 euro, mentre per una persona coniugata a 12.170,86 euro. La nostra lettrice a causa del marito supera la soglia utile ai soggetti coniugati e l’assegno sociale non è fruibile. A 71 anni però, i 10 anni di versamenti della nostra lettrice (ne bastano 5), potevano essere validi per la sua pensione di vecchiaia, ma non lo sono.  

I versamenti solo in epoca contributiva per la pensione a 71 anni di età 

Ciò che bloccherà la nostra lettrice anche per la pensione a 71 anni e non solo per l’assegno sociale è il fatto che i suoi contributi sono troppo datati. Infatti la pensione a 71 anni anche con solo 5 anni di contribuiti è prerogativa di chi non ha contributi versati in data antecedente il primo gennaio 1996. La nostra lettrice ha tutti i suoi 10 anni di contributi prima di tale data. Una alternativa a questo è l’iscrizione alla Gestione Separata INPS. Con il computo nella Gestione Separata, chiedendo il ricalcolo contributivo della pensione si poteva ovviare a questo blocco. Ma la nostra lettrice non arrivando a 15 anni di contribuzione non può chiedere il computo. La pensione a 71 anni di età infatti è la via alternativa per i contributivi puri che a 67 anni di età pur avendo 20 anni di contributi versati, non arrivano a una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale.

Un requisito questo fondamentale per la pensione di vecchiaia per chi non ha versamenti al 31 dicembre 1995.