Serpeggiano dubbi e perplessità per quanto riguarda la sanatoria per le cartelle esattoriali varata dal Governo Meloni. Il provvedimento che si chiama tregua fiscale come quello di qualche anno fa si chiamava pace fiscale, è un insieme di misure atte a raggiungere diversi obiettivi sia per lo Stato che per i contribuenti. Essendo un provvedimento piuttosto vasto come perimetro, bisogna approfondirne alcuni aspetti, anche perché le continue voci che accompagnano questa misura rischiano di generare false aspettative e confusione.
“Vorrei sapere se per via di questi vincoli imposti alla sanatoria delle cartelle, la rottamazione di quelle dal 2000 al 2022 viene in qualche modo ridotta come possibilità per noi contribuenti.
Vorrei sapere se avete qualche forma di novità o meno al riguardo e se davvero le cartelle da rottamare sono di meno.”

Una misura con più provvedimenti, ecco cos’è la tregua fiscale

Ciò che sta generando una certa forma di confusione per quanto riguarda la tregua fiscale del governo dipende dal fatto che esistono nella stessa misura tre diversi provvedimenti che sono la rottamazione, la cancellazione e lo stralcio delle cartelle esattoriali. Come dicevamo in premessa il provvedimento riguarda sostanzialmente un triplice obbiettivo per il governo. Il primo obiettivo è quello di permettere allo Stato di recuperare quanti più soldi possibili da questo provvedimento di sanatoria. Fare recuperare soldi allo Stato, che altrimenti, senza agevolazioni per gli indebitati, probabilmente lo Stato non recupererebbe. Un secondo obbiettivo è alleggerire il carico per il concessionario alla riscossione.
In pratica, il magazzino insoluti dell’amministrazione fiscale italiana è enorme. E spesso sono crediti che non sono più incassabili per varie ragioni (perfino per decesso del contribuente). Infine, l’obbiettivo è consentire ai contribuenti di fare pace con il Fisco, tornando attivi visto che avere debiti di fatto rende immobili i contribuenti.

Tutti i vincoli della cancellazione delle cartelle

Il provvedimento che sembrava più semplice e che invece è il più contraddittorio tra quelli che fanno parte della tregua fiscale è la cancellazione delle cartelle.
Un provvedimento che inizialmente sembrava abbastanza semplice per ovvie ragioni. Prima di tutto perché riguardava tutte le cartelle affidate all’agente della riscossione dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2015 (ma solo di importo inferiore a 1.000 euro). E poi perché era un provvedimento che non prevedeva domanda da parte dei contribuenti. Un provvedimento che prevedeva la cancellazione automatica di queste cartelle. Col tempo però il provvedimento è stato modificato, anche alla luce delle lamentele di alcuni enti locali come i Comuni. Amministrazioni che avevano manifestato disappunto per questa misura che riduceva una buona fetta per le loro potenziali nuove entrate da mettere a bilancio. Lamentele che hanno fatto breccia tanto è vero che nell’iter di conversione in legge della Manovra di Bilancio, la cancellazione delle cartelle è stata ridotta soltanto a quelle delle amministrazioni statali, delle agenzie fiscali e degli enti previdenziali pubblici.

Cancellazione cartelle e stralcio, cosa cambia?

Per tutti gli altri debiti diversi da questi, l’ultima parola è passata proprio agli enti. Ed entro il 31 gennaio prossimo questi enti dovranno scegliere se accettare il provvedimento del governo o meno, nel senso che dovranno scegliere se concedere le agevolazioni ai loro concittadini o no. Molti Comuni, soprattutto quelli delle grandi città hanno già manifestato, anche se non ha ancora ufficialmente, l’intenzione di non accettare questo provvedimento. Di conseguenza ci saranno debiti di alcuni contribuenti che verranno agevolati e debiti di altri contribuenti che invece resteranno da pagare nella loro totalità. E questo a prescindere dal fatto che parlare ancora di cancellazione anche per le cartelle degli enti locali è improponibile.
Infatti nel frattempo si è passati allo stralcio. Un cambio di nome che è anche un cambio di struttura del provvedimento. Con lo stralcio l’unica cosa che è rimasta identica alla cancellazione è l’automatismo.
Nessuna domanda sarà necessaria per gli interessati. In automatico lo stralcio andrà a cancellare non l’intera cartella ma solo gli interessi per ritardata iscrizione a ruolo e le sanzioni. Per questi contribuenti quindi resteranno da pagare l’intero importo dell’imposta, della tassa o del tributo precedentemente evaso. Con l’aggiunta delle spese di notifica e di esecuzione forzata della cartella.

La rottamazione e quali sono le date prestabilite

cartelle cancellate
Per quanto riguarda invece la rottamazione, che poi è l’oggetto del quesito del nostro lettore, nulla è cambiato. Infatti per la rottamazione delle cartelle non ci sono vincoli e differenze sulla natura della cartella. Tutte le cartelle affidate all’agente della riscossione tra il primo gennaio 2000 e il 30 giugno 2022 potranno essere prima di tutto scontate di interessi per ritardata iscrizione a ruolo, sanzioni e aggio. E poi anche pagate a rate. Sulla rottamazione ci sono già le scadenze sia delle rate che delle operazioni a cui i contribuenti saranno chiamati ad effettuare. Infatti a differenza di stralcio e cancellazione, per la rottamazione ci sarà bisogno di una domanda da parte del diretto interessato. Il contribuente indebitato quindi, dovrà produrre istanza all’Agenzia delle Entrate Riscossione.
Una domanda in cui chiederà la definizione agevolata dei suoi debiti. Occorrerà una istanza, a cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione dovrebbe rispondere in tempi celeri. La domanda va presentata entro il 30 aprile del 2023, anche se andrebbe detto che va presentata entro il 2 maggio visto che il 30 aprile e il primo maggio sono due giorni festivi. L”Agenzia delle Entrate Riscossione invece dovrebbe rispondere positivamente o negativamente entro il 30 giugno dello stesso anno.

Cosa accade a rottamazione accolta da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione

L’accoglimento della domanda da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione aprirà alle rate per i contribuenti. Infatti nella domanda l’indebitato deve scegliere se versare il corrispettivo dovuto e cioè l’importo delle cartelle in rottamazione, in unica soluzione o in più rate.

Chi sceglierà di saldare tutto e subito, dovrà farlo entro il 31 luglio 2023. Tra l’altro questa data è anche quella di scadenza della prima rata per chi al posto dell’unica soluzione sceglierà il piano di dilazione. La prima rata dovrà essere pari al 10% del debito complessivo. La seconda rata sarà in scadenza invece il 30 novembre 2023. Anche in questo caso occorrerà versare il 10% del debito totale.

In parole povere le prime due rate, che sono le uniche due rate da versare nel 2023, dovranno coprire il 20% del debito complessivo. Per le altre rate invece si seguirà un programma fisso e identico dal 2024 al 2027. Quattro rate di pari importo è pari ognuna al 5% del debito complessivo. In tutto 16 rate da versare a scadenze fisse dal 2024 al 2027 e quindi ogni fine febbraio, fine maggio, fine luglio e fine novembre. Per le rate comunque, resta aperta la possibilità di pagarle entro i 5 giorni successivi alla scadenza di ognuna di esse. E senza rischiare la decadenza da beneficio della rottamazione. Infatti anche per la rottamazione 2023 vigerà il meccanismo dei cinque giorni di tolleranza che ha accompagnato i vecchi provvedimenti di questo tipo.