Con la rottamazione quater e con la cancellazione d’ufficio, che sono i due provvedimenti dentro la tregua fiscale che il Governo Meloni ha introdotto in materia di cartelle esattoriali, molti contribuenti pensano di poter finalmente mettersi in regola con le pendenze tributarie, fiscali e via dicendo. In effetti, i due provvedimenti sono abbastanza vasti come profondità. Basti pensare che la cancellazione azzera praticamente in maniera automatica qualsiasi debito fino a 1000 euro affidato all’Agente della Riscossione entro il 2015. E con la rottamazione si coprono tutti gli altri periodi intercorrenti tra il 1° gennaio 2000 ed il 30 giugno 2022.
E poi, tutti i carichi affidati all’Agente della Riscossione anche fino al 2015 di importo superiore a 1.000 euro, e per questo esclusi dalla cancellazione, finiscono in rottamazione. Considerare possibile rimettersi in riga è una cosa non certo illusoria. Ma più passano i giorni e più si evidenziano alcune carenze dal punto di vista della copertura di tutti i debiti dei contribuenti. Nel testo attuale della sanatoria infatti non vi è traccia dei decreti di ingiunzione fiscale.

Condono e sanatoria: differenze tra cartella e ingiunzione ed esclusioni dalla tregua fiscale

“Buonasera, mi chiamo Davide e sono un vostro assiduo lettore interessato a capire meglio la rottamazione delle cartelle del Governo. Io ho qualche debito ma credo che non tutte le mie pendenze siano cartelle esattoriali. Ho capito che la sanatoria riguarda proprio le cartelle, perché il bollo auto che dovevo pagare nel 2021 non può essere rottamato perché al 30 giugno 2022 non è ancora diventato una cartella di Agenzia delle Entrate Riscossione. Ma credo che in passato ho ricevuto degli atti di sollecito di pagamento, da parte del mio Comune, che non ricordo fossero provenienti da Agenzia delle Entrate Riscossione. E nemmeno da Equitalia. Ma riguardano tasse vecchie e antecedenti il 2015. Non erano cifre grosse, ma queste non potrà rottamarle, giusto?”

Enti locali spesso non utilizzano l’Agente della Riscossione e quindi niente cartella esattoriale

Prima Equitalia (fino al 2017) poi Agenzia delle Entrate Riscossione.

Parliamo dei concessionari alla riscossione che sono il braccio armato dello Stato e degli altri Enti pubblici quando c’è da riscuotere tasse, imposte, multe o tributi evasi da parte di un contribuente. Ma la via del concessionario alla riscossione non è l’unica. Infatti per la cosiddetta riscossione coattiva moti degli Enti locali (Comuni soprattutto, ma anche Province, Regioni o Città Metropolitane), possono scegliere tra due vie. Passare dal ruolo, cioè dalla cartella esattoriale e quindi interessare Agenzia delle Entrate Riscossione. O passare dalla cosiddetta ingiunzione fiscale, conosciuta anche come decreto ingiuntivo fiscale.

In genere l’ingiunzione fiscale è la via adoperata perché più economica rispetto alla cartella esattoriale. Infatti l’aggio, cioè l’utile o il guadagno del concessionario alla riscossione, non è previsto nei casi di utilizzo del decreto ingiuntivo. Più economico non vuol dire con meno forza. Infatti l’ingiunzione fiscale ha la stessa forza della cartela esattoriale in materia di riscossione coattiva. Tra l’altro le regole dell’ingiunzione sono le stesse della cartella esattoriale e sortiscono gli stessi effetti con il perdurare del mancato pagamento da parte del contribuente.

Ingiunzioni di pagamento escluse dalla sanatoria? Per il momento sembrerebbe di sì

Se per quanto riguarda le cartelle, l’Ente preposto è Agenzia delle Entrate Riscossione e basta, per le ingiunzioni i soggetti abilitati possono essere diversi. E sono diversi quelli utilizzati dagli Enti locali. Presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze è presente l’elenco dei soggetti abilitati a questo genere di riscossione coattiva. Un elenco di soggetti privati che è stato prodotto con il Decreto Legislativo n°446 del 1997. L’assenza dell’aggio è un vantaggio anche per il contribuente che non si troverà nel corrispettivo da pagare anche l’utile per l’Agente della riscossione.

Come dicevamo, anche con l’ingiunzione fiscale gli effetti del mancato pagamento sono gli stessi della cartella. L’ingiunzione, come la cartella, è una intimazione di pagamento entro una determinata scadenza. Passata la quale il soggetto titolare del diritto di ingiunzione può passare alle maniere forti con fermi amministrativi e pignoramenti. Al momento, in base a quanto si legge nel testo della manovra, per la parte dedicata alla sanatoria delle cartelle, non c’è riferimento alle ingiunzioni.

Cosa accade ai decreti ingiuntivi di pagamento

Nelle ultime settimane la sanatoria delle cartelle è stata oggetto di alcune richieste di rettifica. Soprattutto per via delle lamentele dell’ANCI. L’Associazione Nazionale Comuni d’Italia ha infatti aperto una polemica sul fatto che il Governo ha deciso di avviare una sanatoria, prima di tutto senza consultare i sindaci e quindi gli Enti locali. E poi prevedendo una cancellazione d’ufficio o una rottamazione con sconti, anche sui tributi e le tasse che sono di competenza comunale. I Comuni lamentano di fatto il mancato gettito di questi crediti vantati nei confronti dei contribuenti e concittadini. E poi lamentano anche il mancato ipotetico incasso di questi crediti, perché per i bilanci di questi Enti locali anche i crediti potenzialmente non incassabili sono voci attive di bilancio.

In passato anche le ingiunzioni finirono nei poteri dei sindaci di dire di si a rottamazione o cancellazione

E proprio in risposta a queste esigenze dei Comuni che si è aperta una ipotetica strada che porta i Comuni a dover dare il loro placet alla sanatoria. In pratica devono essere le Giunte comunali a deliberare se favorire i loro debitori sia con la cancellazione d’ufficio delle cartelle che con la rottamazione quater. Significa che un sindaco potrebbe dire di no al fatto che dal carico dei suoi concittadini spariscano cartelle relative a balzelli di competenza comunale. Ma siamo nel campo delle ipotesi, con tutti i dubbi che verranno fugati solo a sanatoria completata e a Legge di Bilancio approvata.

E i decreti ingiuntivi che adesso non fanno parte dei debiti cancellabili o rottamabili, potrebbero presto essere inseriti. Anche perché essendo a carattere locale, finirebbero con l’essere considerati alla stregua delle altre cartelle, cioè a discrezione dei sindaci.