Le cartelle esattoriali sono una autentica croce per milioni di contribuenti. Nonostante le tante sanatorie degli ultimi anni, nonostante rottamazioni, condoni, cancellazioni, saldo e stralcio, sono ancora tantissimi i contribuenti interessati da questi debiti. Perché le cartelle esattoriali non sono altro che debiti che, da essere dovuti a un Ente Pubblico, sono passati tra le mani del Concessionario alla Riscossione per l’incasso forzoso.

C’è chi non ha voluto aderire alla rottamazione, perché troppo brevi i piani di dilazione e troppo alte le rate.

Oppure perché non hanno fatto in tempo o perché hanno scelto il piano della rateizzazione ordinaria. Ma anche in quest’ultimo caso, cioè la rateizzazione ordinaria, i pagamenti devono essere fatti. Non con la rigidità della rottamazione, ma anche la rateizzazione ordinaria ha le sue scadenze. E non pagare alcune rate può portare alla perdita del vantaggio della dilazione con le cartelle che tornerebbero a essere dovute interamente.

“Salve, dal 2019 sto pagando le rate delle cartelle esattoriali a mio nome. Ho ottenuto 72 rate ma ne ho già saltate 4 o 5. Adesso non ho la possibilità economica di pagare le rate restanti. E ho paura che l’Agenzia delle Entrate mi annulli le rate. Come posso fare per ovviare? Mi spiegate come funziona la decadenza dal beneficio della rateizzazione?”

Cartelle esattoriali a rate, ecco come evitare di perdere i vantaggi: come funzionano le scadenze e la decadenza

Il nostro lettore è uno dei tanti che sta incontrando difficoltà nel pagare le rate dei piani di dilazione precedentemente concessi a loro vantaggio da Agenzia delle Entrate Riscossione. O ancora prima da Equitalia. La crisi economica e l’inflazione stanno mettendo in serie difficoltà le famiglie e i contribuenti in genere. Ecco quindi che molti si chiedono se esiste una via che consente di rimandare i pagamenti o posticiparli a tempi migliori.

Naturalmente senza perdere quell’autentico beneficio già concesso della rateizzazione.

Fossero state le rate della rottamazione, il contribuente che non paga anche una sola rata, finisce immediatamente con il perdere il diritto acquisito della rottamazione stessa. Si finisce in pratica in questa situazione:

  • Le rate pagate diventano acconti sul dovuto;
  • I benefici degli sconti in rottamazione vengono perduti;
  • Il debito torna quello originario, con sanzioni e interessi e al netto degli acconti pagati;
  • Ripartono le procedure esecutive, siano esse pignoramenti di stipendio, pensioni, conti correnti o i fermi amministrativi delle auto.

Con la rottamazione basta una rata non pagata entro la scadenza, o meglio, entro i 5 giorni successivi alla scadenza (periodo di tolleranza, ndr), e si cade nella cosiddetta decadenza. Per la rateizzazione ordinaria questa rigidità non esiste, anche se non è concesso tutto ai contribuenti. Le regole esistono pure per i piani ordinari di rateizzazione.

Decadenza piani di rateizzazione delle cartelle esattoriali, ecco quando questo avviene

La decadenza dai piani di rateizzazione delle cartelle esattoriali, anche per le rottamazioni, non è altro che la perdita del beneficio ottenuto dietro richiesta da parte di un contribuente. Per la rateizzazione ordinaria questo non avviene alla prima scadenza omessa, ma solo in caso di mancato pagamento di alcune rate. Ma come detto prima per la rottamazione delle cartelle, anche per le rateizzazioni classiche, la decadenza dà il via alla ripresa delle azioni di riscossione da parte dell’Agente della Riscossione.

Ripartono anche i calcoli sulle sanzioni e sugli interessi delle cartelle esattoriali perché si dilatano i termini di pagamento. Se per esempio un contribuente (il nostro lettore) ha ottenuto il piano nel 2019, evidente che sanzioni e interessi si sono fermati a quell’anno. Perché chiedere la dilazione non è altro che un atto autonomo con cui un contribuente dichiara di voler pagare, anche se a rate.

Evidente che arrivando al 2023 con altri mesi trascorsi, impongono all’Agenzia delle Entrate Riscossione di ricalcolare gli importi dovuti. Che inevitabilmente aumenterebbero.

Decadenza cartelle esattoriali a rate: ecco quando succede e come recuperare il vantaggio della dilazione

La rateizzazione delle cartelle esattoriali arriva fino a un massimo di 120, per i contribuenti che hanno conclamate difficoltà economiche. In genere, però, l’Agenzia delle Entrate alla generalità dei contribuenti arriva a offrire un rientro in 6 anni e 72 rate. Chi non paga un determinato numero di rate rischia di perdere il diritto ottenuto della rateizzazione.

Ma quante sono queste rate? Per i piani attivi già alla data dell’8 marzo 2020, bisogna omettere 18 rate per decadere dal beneficio. E le rate possono essere anche non consecutive. Lo sottolinea bene anche l’Agenzia delle Entrate Riscossione sul suo portale istituzionale, dove c’è una scheda dedicata proprio alla decadenza. Il nostro lettore quindi è ancora in regola, o meglio, lontano dal rischiare la decadenza. Se il suo piano di rateizzazione fosse partito dopo invece, al mancato pagamento di 10 rate anche non consecutive, scatta la decadenza.

Tagliato drasticamente il numero di rate che possono essere saltate quindi. E ancora di più è stato fatto per i piani di rateizzazione richiesti e ottenuti a partire dal primo gennaio 2022 e fino al 16 luglio 2022, perché bastano 5 rate anche non consecutive e i benefici si perdono. Per i piani avviati successivamente al 16 luglio, sono diventate 8 le rate da saltare. La data del 16 luglio 2022 diventa importante anche per un altro aspetto. Perché chi è decaduto da un piano di rateizzazione avviato dopo il 16 luglio 2022, non potrà beneficiare di nuova dilazione. Chi invece ha avviato il piano prima di quella data, pagando le rate arretrate può ritornare a godere di una nuova dilazione.