Da quando è stato inserito il canone Rai in bolletta, l’evasione fiscale ha subito un forte ridimensionamento. Il che era peraltro l’obiettivo della riforma. Lo conferma la Relazione allegata alla Nadef e incentrata sull’evasione fiscale e contributiva. Un dato che sicuramente è positivo per tutti, contribuenti onesti e agenti di riscossione. Meno controlli significa anche meno spese per il Fisco.

Soffermiamoci però a riflettere su uno spunto proposto da Aduc. La riflessione parte dalle valutazioni allegate ai dati ufficiali.

Ansa riporta il commento: “Quanto alla quota rimanente di evasione, le ipotesi avanzate sono false dichiarazioni di non detenzione della Tv, e mancati pagamenti tramite F24 per affittuari che non hanno effettuato la voltura del contratto elettrico, o residenti in isole non interconnesse alla rete elettrica” (ag. Ansa).

Possono sembrare parole innocue, se lette in modo superficiale, ma l’Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori ne ha colto la gravità. Come vengono calcolati gli evasori visto che non ci sono controlli incrociati sulle vendite di televisori? Il calcolo viene realizzato rapportando il numero degli utenti intestatari di un contratto della luce e quello di coloro che pagano il canone Rai. Si tratta, a ben vedere, di un calcolo approssimativo perché dà per scontato che tutti quelli che hanno un’utenza della luce abbiano anche una tv. E invece sappiamo bene, come abbiamo anche visto e spiegato più volte (visto che la dichiarazione di non possesso tv va rinnovata di anno in anno quindi l’argomento è sempre attuale), che è possibile il contrario e che il contribuente può comunicare di non avere la tv in casa anche se paga la luce. L’Agenzia delle Entrate invece, come avveniva anche prima che fosse inserito il bollettino del canone Rai in bolletta, opera una sorta di presunzione di evasione fiscale.

Aduc ha obiettato come questo atteggiamento risulti essere arrogante e offensivo.

Una presa di posizione che spiega anche perché quello dell’evasione continua ad essere un problema gigantesco nel nostro Paese. Commenta l’Associazione: “E’ una questione di civiltà giuridica, che se non si comprende e viene utilizzata, continuerà a rimanere il problema centrale della permanente e disastrosa rottura tra Stato e cittadino”.

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