La scadenza per poter cambiare le vecchie lire in euro è stata prorogata al 3 febbraio.   Non più il 28 gennaio 2016 come termine ultimo per cambiare le vecchie lire in euro, ma mercoledì 3 febbraio.   Dopo che la sentenza 216 del 2015 è stata depositata il 5 novembre scorso e pubblicata in GU l’11 novembre gli 84 giorni che il governo Monti taglio il 6 dicembre 2011 on consentendo il cambio di lire in euro, sono stati restituiti dalla Corte Costituzionale a partire proprio da quella data, 11 febbraio, dando ai ritardatari ben 6 giorni in più per avviare le istanze del cambio.

  Cosa è accaduto dopo il 5 novembre, giorno del deposito della sentenza? Il giorno successivo, il 6 novembre la Banca d’Italia ha comunicato di aver avviato le pratiche necessarie all’esecuzione del cambio da lira a euro. Nonostante la sentenza però, non sono giunte istruzioni per procedere al cambio fino a quando il 6 dicembre l’Aduc ha provveduto a pubblicare un modulo contenente le informazioni per poter presentare l’istanza di cambio.   Lo scorso 21 gennaio, poi, la Banca d’Italia ha comunicato che le richieste di conversione saranno soddisfatte soltanto se le richieste sono state presentate entro il 28 febbraio 2002 ricevendo una risposta negativa entro la stessa data. La disposizione della Banca d’Italia appare agli occhi delle associazioni dei consumatori assurda poichè a quel tempo se si presentava la domanda agli sportelli della Banca d’Italia ci si sentiva rispondere che i termini per il cambio erano, giustamente, scaduti senza che venisse rilasciata alcuna attestazione. Quindi i cittadini non si recavano neanche agli sportelli per sentirsi rispondere che i termini di presentazione erano scaduti.   La Banca d’Italia a questo punto lascia uno spiraglio di speranza per quei cittadini ancora in possesso di lire che non hanno potuto effettuare il cambio. L’Aduc, a tal proposito, specifica di aver ricevuto oltre 3mila istanze di cittadini che chiedono di poter cambiare lire in euro, una spesa per lo Stato Italiano non indifferente.
A questo punto dovrebbe intervenire il governo o il Parlamento per fare in modo che la sentenza della Corte Costituzionale sia rispettata, ma se così non fosse l’unica strada che rimane ai cittadini ancora in possesso di vecchie lire, rimane il percorso giudiziario.