Cambiano gli importi delle pensioni di invalidità. O meglio degli assegni ordinari di invalidità civile erogati dall’Inps. E in particolare salgono quelli dei trattamenti integrati al minimo che crescono più dell’inflazione.

In base alla perequazione automatica 2023, le pensioni sono state rivalutate pienamente del 7,3% fino a 5 volte il trattamento minimo (2.101,52 euro). Al di sopra di questa fascia gli aumenti tendono a calare in base al reddito pensionistico. Fino a subire un taglio di circa due terzi oltre i 5.700 euro.

La rivalutazione degli assegni di invalidità

Merita tuttavia attenzione l’aumento delle pensioni minime (563,74 euro) per le quali la legge ha previsto per il 2023 e il 2024 una rivalutazione superiore al 100% dell’inflazione. A questi trattamenti spetta una rivalutazione aggiuntiva e straordinaria dell’1,5%, che sale al 6,40% nel caso degli over 75.

Fra queste prestazioni ci sono anche gli assegni ordinari di invalidità integrati al trattamento minimo. Come spiega meglio la circolare Inps n. 35 del 3 aprile 2023, la pensione minima per gli under 75 passa da 563,74 a 572,74 euro (aumento di 8,46 euro mensili). Mentre quella per gli over 75 passa da 563,74 a 599,82 euro (aumento di 36,08 euro mensili).

Qualora l’importo in pagamento dovesse risultare superiore a quello del trattamento minimo (563,74 euro) ma inferiore all’importo maggiorato (572,74 euro per gli under 75, 599,82 euro per gli over 75) l’incremento è egualmente riconosciuto, ma solo fino a concorrenza del predetto limite superiore.

Ad esempio, un pensionato di 80 anni che percepisce una pensione di 560 euro al mese avrà comunque diritto a un aumento fino al limite massimo di 599,82 euro al mese. Lo stesso dicasi per un invalido di 60 anni che percepisce l’assegno ordinario. Il tetto massimo previsto è fissato a 572,74 euro al mese.

Assegno ordinario di invalidità e pensione

Ricordiamo che l’assegno ordinario di invalidità è una prestazione temporanea e non una vera e propria pensione. E’ concesso in presenza di determinati requisiti sanitari e amministrativi.

I primi devono evidenziare una capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo, accertata da una commissione medico-legale. Per quanto riguarda i secondi, bisogna possedere almeno 260 contributi settimanali (5 anni) di cui 156 (3 anni) maturati nei cinque anni che precedono la presentazione della domanda.

La prestazione spetta fino al compimento dei 67 anni di età, poi si trasforma in pensione. Ma nella sostanza non cambia nulla, l’importo è sarà sempre quello in godimento. L’importo dell’assegno è determinato in base alla contribuzione versata ed è integrabile al trattamento minimo.

Il lavoratore riconosciuto invalido ha sempre la possibilità di lavorare e percepire redditi da lavoro entro determinati limiti. Può quindi percepire l’assegno di invalidità dall’Inps e contestualmente anche una piccola retribuzione. In caso della presenza di altri redditi da lavoro, l’assegno è ridotto del

  • 25%, se il reddito lordo supera di 4 volte il trattamento minimo annuo;
  • 50% se il reddito lordo supera 5 volte il trattamento minimo annuo.