“Rifiutate di accedere a una carriera solo perché vi assicura una pensione. La migliore pensione è il possesso di un cervello in piena attività che vi permetta di continuare a pensare usque ad finem, fino alla fine“, affermava Rita Levi – Montalcini.

Sono in molti ad accettare dei posti di lavoro non particolarmente apprezzati, pur di assicurarsi un’entrate mensile. I soldi, d’altronde, sono necessari per acquistare i beni e servizi di proprio interesse e il lavoro è uno dei pochi modi onesti per riuscire a ottenere un’entrata costante.

Ma non solo, il lavoro permette di maturare i contributi grazie ai quali poter accedere al trattamento pensionistico. Ma come sapere quanto si prenderà di pensione in base agli anni di lavoro? Ecco come fare.

Calcolo pensione: come sapere quanto prenderai in base agli anni di lavoro

Stabilire a priori quanto si prenderà di pensione non è possibile. Diversi, infatti, sono i fattori che vanno ad incidere su tale componente, come ad esempio il tipo di lavoro svolto, gli anni di contributi versati e lo stipendio. Ma non solo, bisogna prendere in considerazione anche il criterio di calcolo utilizzato. A tal proposito, come spiegato sul sito dell’Inps, si ricorda che:

“Il criterio di calcolo della pensione varia a seconda dell’anzianità contributiva maturata dal lavoratore al 31 dicembre 1995. La pensione è calcolata con il sistema di calcolo contributivo per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e per coloro la cui pensione è calcolata col suddetto sistema in base agli istituti vigenti. La pensione è calcolata con il sistema retributivo e misto (una quota con il sistema retributivo e una quota con il sistema contributivo) per i lavoratori con anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. Dal 1° gennaio 2012, a tutti i lavoratori viene applicato il sistema di calcolo contributivo sulla quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive maturate a decorrere dal 1° gennaio 2012″.

Sistema misto, contributivo e retributivo: come funziona

Entrando nei dettagli, il sistema misto per il calcolo della pensione vede l’applicazione del sistema retributivo per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995.

Tale metodo consiste nell’applicazione di un’aliquota del 2% sugli ultimi anni di retribuzione. Si passa al sistema contributivo, invece, per i contributi maturati dal 1° gennaio 1996. In quest’ultimo caso il lavoratore accantona il 33% per ogni anno di retribuzione. Su questo valore va ad incidere il coefficiente di trasformazione che, ad esempio, a 62 anni è pari a 4.770%. All’età di 63 anni tale coefficiente è pari a 4,910%, mentre a 64 anni è pari a 5,060%. In pratica all’aumentare dell’età in cui un soggetto va in pensione, aumenta il valore del coefficiente di trasformazione e conseguentemente l’importo del trattamento pensionistico.

A titolo di esempio, un lavoratore con uno stipendio medio annuo pari a 25 mila euro che va in pensione all’età di 64 anni con 40 anni di contributi, ha diritto a un assegno pensionistico pari a circa mille euro al mese. A parità di contributi ed età anagrafica, ma con uno stipendio medio annuo di 35 mila euro, invece, l’importo della pensione sarà pari a circa 1.500 euro mensili. In caso di dubbi, inoltre, si consiglia di utilizzare il simulatore messo a disposizione dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale sul proprio sito in modo tale da sapere, indicativamente, quando e come sarà possibile accedere al trattamento pensionistico.

Per dormire sonni più sereni è, comunque, sempre consigliato considerare che gli elementi per avere una pensione soddisfacente non sono due ma tre. Uno universale finanziato su base fiscale, un secondo pilastro che è previdenziale e che dipende dalla vita lavorativa di ciascuno di noi e un terzo integrativo privato