“Ai giorni nostri, la parte peggiore del lavoro è ciò che capita alla gente quando smette di lavorare“, affermava Gilbert Keith Chesterton. Dopo tanti anni all’insegna del lavoro, è normale che tutti quanti desiderino staccare la spina e beneficiare dei frutti del proprio operato. Peccato che non sempre le cose vadano come sperato. Anzi, sono molti i lavoratori che una volta giunti al tanto atteso traguardo della pensione si ritrovano a dover fare i conti con un’amara sorpresa.

Ovvero importi insufficienti a soddisfare le esigenze personali.

Se tutto questo non bastasse gli attuali lavoratori potrebbero ritrovarsi a dover fare i conti con uno scenario peggiore. Quest’ultimo caratterizzato da assegni molti più risicati rispetto a quelli corrisposti a oggi. La situazione si aggrava ulteriormente per chi ha una carriera discontinua e uno stipendio basso. Da qui la necessità che vengano attuati interventi ad hoc al fine di garantire a tutti un adeguato trattamento. Ecco cosa c’è da aspettarsi.

La pensione futura è uno sgabello a tre gambe: come costruirlo

La pensione del futuro si presenta come uno sgabello a tre gambe, dove ognuna di queste è fondamentale per garantire a tutti i cittadini un assegno adeguato. È quanto è possibile evincere da un recente discorso di Pasquale Tridico che punta al terzo pilastro per i nuovi settantenni. Intervenuto nel corso di un convegno a Milano, infatti, il presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha sottolineato che:

“Dobbiamo iniziare ad ampliare i nostri pilastri, perché abbiamo pensato finora che fossero solo due: quello previdenziale pubblico e quello privato”. Per poi aggiungere: “Dobbiamo cominciare a capire che in realtà sono tre: uno universale finanziato su base fiscale, un secondo pilastro che è previdenziale e che dipende dalla vita lavorativa di ciascuno di noi e un terzo integrativo privato, ma su cui si può esercitare anche il pubblico”.

Il primo pilastro riguarda forme di sussidio quali pensioni sociali e assegni per i figli.

Il secondo pilastro si basa sui contributi obbligatori, mentre il terzo su quelli versati su base volontaria. Quest’ultimo pilastro, ad oggi, avvantaggia chi ha una certa disponibilità economica. Soltanto chi ha un bel po’ di risparmi da parte, d’altronde, può pagare i contributi per aumentare l’importo della pensione futura. Difficilmente tali contributi vengono versati da chi guadagna così poco da arrivare a fatica alla fine del mese. In tale ambito, pertanto, un intervento del settore pubblico potrebbe aiutare a risolvere, o quantomeno a mitigare, il problema delle pensioni basse in futuro.

L’importanza del lavoro per il futuro del sistema pensionistico nostrano

Gli assegni pensionistici, purtroppo, saranno particolarmente risicati perché il montante contributivo, su cui viene calcolata la pensione, sarà basso per via dei pochi contributi versati. Il sistema previdenziale d’altronde, come sottolineato dallo stesso Tridico, si basa sul lavoro. Più quest’ultimo è stabile e ben retribuito, più alto sarà l’assegno pensionistico. Da qui la necessità di intervenire fin da subito con misure mirate. A tal proposito Tridico ha spiegato come:

“Oggi molti sindacati e molti partiti parlano, giustamente, di una pensione di garanzia. Certamente è una soluzione ma una soluzione ex post. Io invece sono per le soluzioni ex ante: non dobbiamo preoccuparci di ridurre la povertà quando l’abbiamo creata ma dobbiamo cercare di evitare di creare pensionati poveri come quelli che ci saranno grazie ai voucher, lavoro intermittente, precariato e bassi salari”.