Flessibilità: non è solo la parola chiave per il lavoro del futuro ma, a quanto pare, anche per lo stipendio: la busta paga variabile è diventata infatti una tendenza piuttosto comune in tutta Europa. Un lavoratore europeo su quattro (circa il 27%) riceve in busta paga pagamenti in forma variabile.

Stipendio fisso fa parte del passato? La busta paga diventa variabile

Ad incidere sull’importo dello stipendio possono essere bonus sui risultati ottenuti, strategie di condivisione del profitto e altri tipi di benefit aziendali.

La politica più diffusa è quella stabilita sulla performance individuale e valutata dalla direzione dell’impresa (42%), seguita dalla retribuzione in base ai risultati (34%) e dalla condivisione del profitto (30%) o dalla riuscita del lavoro in team (25%). Per quanto riguarda più nello specifico l’ Italia, il 48% delle aziende ricorre a forme di pagamento variabile per lo più basate sulla performance dell’impiegato (35%), seguite da retribuzioni definite in base ai risultati, all’impegno del gruppo di lavoro e alla condivisione del profitto (tutte al 18%).

Benefit aziendali: dove si usano, rischi e vantaggi

A ricorrere a questi sistemi di incentivi sono soprattutto le aziende private. Alcuni dati importanti emergono dalla ricerca. In particolare sussistono differenze di genere e di età anche nell’attribuzione dei compensi aggiuntivi.

Questo tipo di retribuzione è vista di buon occhio dai sindacati anche se, questi ultimi, ne hanno anche messo in evidenza i possibili rischi. Le modalità di retribuzione variabile possono infatti degenerare, se non controllate, in un modo per affermare il controllo manageriale in un contesto di crisi occupazionale e scarsità di salari fissi. Per questo è importante che i criteri di valutazione siano trasparenti.

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