Fake news, post verità e bufale proliferano sempre più e quello che viene da chiedersi è come è possibile credere a notizie così palesemente false quando, grazie al collegamento internet, è possibile verificarne l’attendibilità con miriade di informazioni?

Le persone si fanno le proprie opinioni in 3 modi: l’informazione indipendente, tirare a indovinare, affidarci a quello che pensano gli altri. Mentre le prime due modalità sono poco utilizzate, la prima per il troppo impegno che richiede, la seconda per la confusione che genera,  la terza modalità è quella più utilizzata poichè delega ad altri la fatica di informarsi.

Spesso si ritengono affidabili le persone che hanno idee simili alle nostre e per questo motivo non ci accorgiamo quando queste persone sbagliano o diffondono volutamente notizie false o bufale anche percè nella nostra società sempre più importanza viene data al conformarci agli agli, cosa che rafforza anche le opinioni sbagliate.

A potenziare queste assurde dinamiche sono anche i social network che ricoprono per il 63%  della diffusione dell’informazione. Sui social network gli utenti sono di due tipologie, così come spiega Fabiana Zollo, ricercatrice informatica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia: chi si affida alle fonti attendibili e certificate e chi, invece, da credito a fonti alternative.

Può essere un esempio di queste due comunità che si scontrano può essere dato dalla vicenda dei vaccini obbligatori e sulle informazioni pubblicate sui danni che questi ultimi potrebbero creare nei bambini.

Sui social network, molto spesso,si è tentato di contrastare le fake news fornendo agli utenti notizie certificate e attinte da fonti autorevoli, ma con scarsi risultati poichè non serve diffondere informazioni reali quando chi crede l’opposto non cambia idea.

Come distinguere fake news, bufale e post verità senza fondamento? Molto spesso questo tipo di notizie contengono numeri e percentuali che però, sono totalmente campati in aria: non sempre, infatti, le percentuali fornite danno come somma 100.

  E’ bene, quindi, fare in modo che per  le informazioni, anche se condivise,  venga presa una posizione ascoltando, sì, l’opinione altrui ma, integrandola, con la propria. In questo modo, infatti, è possibile riuscire a valutare più correttamente una informazione