La legge di Bilancio che dovrebbe essere presto approvata in Senato per poi tornare alla Camera per il via libera definitivo sta riscuotendo molto interesse per quanto riguarda il pacchetto pensioni. Ma al suo interno c’è dell’altro ,soprattutto per i lavoratori. Infatti all’articolo 6 della manovra si parla di bonus mutuo e bonus affitto. Due situazioni molto diffuse e comuni a molti contribuenti e famiglie. In altri termini ci sarà la possibilità di godere di un’agevolazione sia per chi vive in una casa con contratto di locazione e sia per chi vive in una casa su cui pende ancora il mutuo da pagare.

Ma di cosa si tratta davvero e chi può goderne? Il bonus mutuo o bonus affitto per i lavoratori può interessare una vasta platea come dimostrano i tanti quesiti che ci arrivano e di cui proponiamo due esempi.

“Buonasera, sono un lavoratore dipendente a cui interesserebbe il bonus mutuo che pare il governo abbia deciso di varare. Dal momento che ho comprato casa e l’ho comprata con tanto di mutuo ancora in corso (acquisto fatto nel 2021), che genere di agevolazione posso sfruttare da questo punto di vista? Perché non ho capito bene se tocca a tutti i lavoratori o solamente a determinate categorie. Mi potete aiutare?”

“Buongiorno, mi chiamo Stefano e sono un lavoratore dipendente, sposato e padre di due figli di 16 e 17 anni. Vivo a casa in affitto e volevo sapere se potevo sfruttare anche io il bonus affitti per i lavoratori dipendenti che il governo offre per il 2024. Come funziona questa misura?”

Bonus mutuo o affitto per i lavoratori, ecco la novità 2024 e chi può goderne

Effettivamente la legge di Bilancio introduce un nuovo bonus per i lavoratori dipendenti che vivono in case d’affitto o che hanno da pagare il mutuo per l’acquisto della casa di abitazione principale.

Partiamo subito con il dire però che si tratta di una misura facoltativa e non obbligatoria. Lo Stato offre questo aiuto, ma alla pari del noto bonus benzina da 200 euro, deve essere il datore di lavoro a scegliere se concedere questa possibilità ai suoi dipendenti o meno. Si tratta a tutti gli effetti di una misura che rientra a pieno titolo nei cosiddetti fringe benefit. Parliamo di quei benefici che i dipendneti possono ottenere dall’azienda per cui lavorano e che comprendono tra gli altri:

  • Auto, telefono e PC aziendale;
  • buoni pasto;
  • misure di assistenza invalidi;
  • assicurazioni;
  • borse di studio per i figli;
  • alloggio aziendale o a spese dell’azienda;
  • agevolazioni sulle tasse scolastiche.

Affitti e mutuo, come rientrano nei fringe benefit

Adesso anche il contributo per l’affitto o il mutuo rientra nel campo dei cosiddetti fringe benefit, in aggiunta alla normale retribuzione. La legge di Bilancio oltre ad estendere a queste due cose l’agevolazione, ne aumenta anche la parte fuori dal perimetro della tassazione, che è un altro notevole vantaggio per il dipendente. Per quanto riguarda il rimborso del canone di affitto, la parte che rientra nell’agevolazione è variabile perché nel libero mercato degli affitti, variabile è il canone che paga un soggetto rispetto ad un altro. Per il mutuo invece, la quota capitale non centra nulla, perché l’eventuale rimborso riguarderebbe solo la quota interessi.

L’area di detassazione dei fringe benefit viene aumentata

Per quanto riguarda la generalità di questi beni e servizi offerti dalle aziende ai loro dipendenti, esiste una sorta di zona di non tassazione. Fino a 258,23 euro i fringe benefit non sono tassati. L’operato del governo punta però a dare manforte ai dipendenti, soprattutto alla luce della perdita di potere di acquisto dei salari. Che era e resta un problema da risolvere.

Un aiuto in questo senso arriva con l’estensione della zona di detassazione di questi fringe benefit. Sembra infatti che nel 2024 la zona di detassazione passerà a 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico ed a 1.000 euro per lavoratori senza figli a carico.

Al riguardo si sottolinea il fatto che restano fisse le soglie reddituali utili a considerare un figlio (o qualsiasi altro soggetto), come a carico fiscale di un contribuente. Come previsto dalla normativa fiscale infatti, per i soggetti sotto i 24 anni di età, la soglia da non superare come reddito proprio per restare a carico di un genitore è pari a 4.000 euro. Per i soggetti più grandi di età invece, la soglia resta quella pari a 2.840,51 euro.