Della possibilità di introdurre un bonus per i lavoratori in smart working se ne discute da diverso tempo. L’emergenza Covid ha ormai stravolto le nostre abitudini quotidiane, comprese quelle professionali. Il lavoro da remoto ha avuto in molti casi il sopravvento su quello in presenza, trasformando i nostri appartamenti in uffici improvvisati e attrezzati per ogni evenienza. Stare di più a casa, però, comporta un aumento dei costi legati all’uso di luce, gas, internet e un incremento di consumi domestici in generale (cibo, spesa, meno lavoro straordinario etc.).

Il bonus lavoratori in smart working, quindi, si configura come un aiuto economico volto a far fronte a queste nuove spese: lo ha introdotto già l’Irlanda sotto forma di buono giornaliero, ma quando arriverà anche in Italia?

Bonus lavoratori in smart working, l’esempio irlandese

A seguito dell’emergenza Covid più di 700 mila dipendenti in Irlanda hanno lasciato i propri uffici per svolgere il proprio lavoro da casa. A questi il Governo ha allora deciso di riconoscere un particolare bonus per i lavoratori in smart working, si tratta di un’agevolazione fiscale destinata ai cosiddetti “e-worker”, ovvero coloro che lavorano a casa a tempo pieno o part-time usando per la maggior parte della giornata lavorativa un computer o strumenti tech per lo sviluppo di idee, prodotti o servizi.

A seguito di apposito accordo formale con il proprio datore di lavoro, quindi, chi rientra in questa categoria può ottenere un rimborso sui costi sostenuti per la nuova organizzazione, non basta quindi portarsi il lavoro a casa per ottenere il bonus in questione.

Seppur esistano diversi tipi di rimborsi, le agevolazioni fiscali per i lavoratori in smart working – in Irlanda – rientrano tutte in due grandi macro categorie, ovvero:

  • i bonus riconosciuti direttamente dal datore di lavoro;
  • i bonus riconosciuti dalla Stato.

Nel primo caso l’azienda può – ma non è obbligata – effettuare un pagamento volontario di 3,20 euro per ogni giornata lavorativa ai propri dipendenti (e l’importo in questo caso sarà esentasse ed è destinato a coprire le maggiori spese come i costi di riscaldamento ed elettricità).

L’emergenza sanitaria, però, ha messo in difficoltà molte aziende e – di fatto – diversi datori di lavoro, anche volendo, non possono permettersi di riconoscere questo benefit ai propri dipendenti.

Per questo motivo i cd. e-worker, in alternativa, possono richiedere direttamente allo stato tale agevolazione, che verrà riconosciuta loro dall’Erario tramite esenzione fiscale (ovvero uno sconto fino al 10% sulle spese di elettricità e riscaldamento riconosciute come spesa per il lavoro elettronico).

Bonus lavoratori in smart working in arrivo in Italia? Le intenzioni del Governo Draghi

Seppur l’idea di introdurre un bonus smart working aleggi nell’aria da tempo, attualmente il Governo Draghi non ha confermato né annunciato una sua possibile approvazione. Di fatto, la pioggia di bonus in arrivo con la prossima Manovra finanziaria, ad oggi, non comprende alcuna agevolazione fiscale per chi lavora da remoto. L’Italia potrebbe seguire l’esempio dell’Irlanda, ma anche questa è un’ipotesi.

Certo è che, qualora tale bonus venisse riconosciuto, si tratterebbe di un’agevolazione conseguente all’aumento dei costi legati – come già anticipato – alle spese domestiche (quindi luce, gas, riscaldamenti etc.).

Secondo un’indagine condotta da S.O.S. Tariffe, una persona in modalità di lavoro agile ha speso – nel 2020 – solo di luce e gas circa 719 euro, mentre per fronteggiare le spese di connessione ad internet la cifra si è aggirata intorno ai 397 euro, per un totale di 1.116 euro.
Maggiore invece la spesa sostenuta da una famiglia: prendendo di riferimento le coppie, queste hanno speso in totale 1.484 euro in smart working, 1.087 euro corrispondono alle spese sostenute per il consumo di luce e gas, mentre 397 euro è la spesa media sostenuta per il consumo di internet.

Visto le ingenti difficoltà con cui le aziende stanno facendo i conti in Italia, a seguito dei ripetuti lockdown e dell’economia a picco a causa del Covid, è difficile che l’Esecutivo chieda direttamente alle aziende di riconoscere il bonus (come successo in Irlanda). Certo potrebbe rimanere un’opzione, ma è sicuramente più probabile che il bonus lavoratori in smart working – qualora venisse introdotto – seguisse le stesse modalità dei bonus approvati fino ad ora in Italia, e che quindi venga riconosciuto – per esempio – tramite il versamento di un contributo economico una tantum (cifra fissa o progressiva rispetto al reddito) o tramite il riconoscimento di sgravi fiscali su tasse e bollette.

Intanto, molti altri Stati nel mondo si stanno organizzando per diventare dei veri e propri paradisi fiscali per i nomadi digitali: promettendo agevolazioni e aiuti a chi decide di trasferirsi continuando a lavorare da remoto. Si è parlato anche dell’introduzione di un visto speciale per questi viaggiatori, che potrebbe aiutare i Paesi più colpiti dalla crisi pandemica a recuperare – anche in parte – quanto perso nel settore turistico.