Con l’ormai imminente avvio della stagione reddituale 2023 che riguarda l’anno d’imposta 2022, ecco che torna di attualità anche il trattamento integrativo sull’IRPEF. Parliamo di quel trattamento che una volta veniva riconosciuto come bonus Renzi e che poi è diventato solo bonus IRPEF. I lavoratori dipendenti hanno diritto ad un trattamento integrativo pari a 100 euro al mese direttamente in busta paga da parte del loro datore di lavoro. Sono gli effetti del taglio del cuneo fiscale che anche nel 2022 ha sortito effetto.

Al lavoratore però viene lasciata come sempre la scelta su come percepire questo trattamento integrativo. Perché non è necessario che questo bonus venga liquidato dal datore di lavoro in busta paga. Soprattutto perché le regole con cui questo bonus viene elargito, sono abbastanza particolari.

Bonus IRPEF, la scelta è del lavoratore

Non è raro che il lavoratore dipendente opti per ottenere questo bonus a conguaglio a fine anno o addirittura a conguaglio nel 730 dell’anno successivo. Ma anche chi non l’ha preso in busta paga mese dopo mese e non lo ha preso a conguaglio a dicembre, adesso con il 730 del 2023 potrà recuperarlo. Non sempre si ha diritto a questo bonus e quindi per evitare false aspettative meglio fare un riepilogo sul funzionamento di queste particolari misure

“Buonasera, sono Matteo un lavoratore dipendente che nel 2022 non ha ricevuto il bonus IRPEF nella busta paga da parte del mio datore di lavoro. Fu una mia scelta rinunciare al trattamento integrativo tramite l’azienda per cui lavoro, perché non ero convinto di averne diritto ed avevo paura di doverlo restituire. Allora ho optato per il 730. Ma il mio CAF ha detto che potrei non averne diritto, almeno stando ai loro calcoli. Pensavo di recuperare 1.200 euro con il mio modello 730 e invece niente. Mi spiegate voi come funziona effettivamente il bonus?”

Bonus IRPEF nel modello 730, il momento è quello giusto

Il contribuente lavoratore dipendente che non ha ricevuto il bonus IRPEF in busta paga durante l’anno di lavoro 2022, potrebbe ottenerlo nel modello 730 come rimborso fiscale.

Usiamo il condizionale perché come già sottolineato in precedenza, non tutti i lavoratori hanno diritto al trattamento integrativo. Ci sono aspetti del bonus che vanno ben oltre i requisiti reddituali utili alla sua fruizione. Infatti non basta rientrare nei limiti reddituali previsti dalla normativa per considerarsi potenziali beneficiari del trattamento integrativo IRPEF. I requisiti, soprattutto quelli dell’anno di imposta 2022, come cambiati con la legge di Bilancio dello scorso anno, sono particolarmente stringenti.

Le detrazioni, il bonus e i redditi, i chiarimenti sul trattamento integrativo

Il vademecum sul bonus integrativo è presente anche nelle istruzioni del modello 730/2023. Infatti è con questo modello di dichiarazione dei redditi 2023, usato dai contribuenti per dichiarare i redditi percepiti dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, che gli aventi diritto al bonus IRPEF potranno recuperarlo. Questo vantaggio è riconosciuto ai lavoratori che hanno un reddito complessivo pari o inferiore a 15.000 euro. Per chi ha redditi più alti il bonus è lo stesso fruibile, ma a determinate condizioni che per chi ha redditi fino a 15.000 euro non si applicano.

Bonus IRPEF per redditi tra i 15.001 e i 28.000 euro nel 2022

Se fino a 15.000 euro di reddito il bonus è sempre spettante, diverso il caso di chi ha redditi più altri. Sopra i 28.000 euro il bonus non è fruibile. Ma tra i 15.001 e i 28.000 euro di reddito, il trattamento integrativo si applica a condizione che le detrazioni siano superiori all’imposta lorda. Va sempre ricordato che il bonus massimo fruibile è pari a 1.200 euro, ed è rapportato ai giorni effettivamente lavorati nell’anno precedente. Inoltre essendo un bonus IRPEF bisogna ragionare come per qualsiasi altra detrazione fiscale. Anche per gli oneri detraibili come possono essere le spese sanitarie, mediche, i mutui e le ristrutturazioni per esempio.

Il problema della capienza fiscale

Serve una idonea capienza fiscale, perché se l’IRPEF dovuta al netto delle detrazioni per lavoro dipendente è inferiore a 1.200 euro, il trattamento integrativo intero non può essere percepito anche se spettante. E se l’imposta ottenuta sottraendo le detrazioni per lavoro dipendente è pari a zero, il trattamento integrativo non si recupera. Per capienza fiscale quindi si intende l’ammontare dell’imposta da versare o versata da un contribuente, per poter sfruttare le detrazioni. E quindi anche il relativo bonus IRPEF.

Come capire a monte se spetta il bonus IRPEF da 1.200 euro

Dalle spese sanitarie a quelle per la ristrutturazione, dalle spese per l’istruzione dei figli a quelle mediche. Le detrazioni che un contribuente ha da inserire nel 730 diventano fondamentali per poter avere accesso al trattamento integrativo IRPEF. La differenza tra l’imposta lorda da versare e le detrazioni determinano l’ammontare massimo del bonus elargito. In pratica se un contribuente ha una imposta lorda di 3.000 euro, che al netto delle detrazioni, scende a 500 euro, sarà massimo 500 euro il trattamento integrativo fruibile. Proprio alla luce di tutto questo, se un lavoratore ha percepito interamente il bonus nel 2022, in busta paga, dovrà restituire la differenza. E lo farà sempre con il modello 730. Nel caso del nostro esempio, dovrà restituire 700 euro.