Non basta un bonus (anche se di 12 mila euro) per convincere i piloti Ryanair a rinunciare a parte delle ferie e a chiudere un occhio di fronte alle condizioni dei contratti irlandesi. Ora che il vaso di Pandora è stato scoperchiato, i piloti Ryanair vogliono prendere al volo la possibilità di far valere i propri diritti anche se la cosa, innegabilmente, sta creando disagi a chi deve viaggiare visto l’alto numero di volti cancellati. Ma, evidentemente, serve il disagio affinché si parli di certe questioni su larga scala.

La proposta last minute Ryanair era quella di un bonus fino a 12 mila euro in cambio della rinuncia a 10 giorni di ferie. Ma i rappresentanti dei piloti delle 17 basi europee della compagnia aerea hanno rifiutato e, di contro, hanno concesso all’azienda un ultimatum a venerdì mattina per accettare le loro richieste tra cui spunta quella di contratti di assunzione locali e non irlandesi a partire dal primo gennaio 2018.

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Tempi duri quindi per la compagnia irlandese leader dei voli low cost: l’Antitrust ha aperto un procedimento istruttorio ravvisando presunte pratiche commerciali scorrette nella strategia di cancellazione dei voli massiccia (circa 50 la settimana per il prossimo mese e mezzo). Qualora si dimostrasse infatti che questa impossibilità a coprire le tratte derivi da problemi di organizzazione e gestione interna già noti al vettore (e non a cause esterne che esulano dal suo controllo), si configurerebbe una violazione dei doveri di diligenza di cui all’art. 20 del Codice del consumo. E questo apre quindi la strada alle richieste dei rimborsi dei passeggeri rimasti a terra.

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