E’ lecito l’azzeramento delle ferie se il datore di lavoro non ha soldi per retribuirle? Si ma prima di allarmarsi è bene fare chiarezza e capire di che cosa stiamo parlando.

Le ferie sono un diritto e l’azzeramento per mancanza di soldi non lo viola

Dire che è lecito l’azzeramento delle ferie non significa negare che siano un diritto del lavoratore. Quando parliamo di questo strumento, infatti, non ci riferiamo alla riduzione o alla cancellazione di ferie o permessi spettanti.

E’ cosa ben diversa.
Azzerando le ferie il datore di lavoro, in pratica, impone ai dipendenti di consumare quelle arretrate e accumulate. In altre parole, andranno consumati tutti i permessi e le ferie residue perché non ci sono i fondi per monetizzarle.

E’ evidente, quindi, che questa possibilità non va ad intaccare il diritto alla ferie che la Costituzione definisce irrinunciabile perché sono indispensabili a recuperare energie psicofisiche. A tal proposito, però, per completezza segnaliamo che alcune sentenze della Cassazione limitano l’irrinunciabilità delle ferie sottolineando come non si tratti di un diritto assoluto ma inteso nell’ottica di non pregiudicare il diritto al riposo e quindi in questo senso concepito. Il caso tipico è quello del lavoratore che, nonostante le diverse soluzioni proposte dal datore di lavoro per venire incontro alle sue esigenze, si rifiuti di usufruire dei giorni di ferie: una volta perso il diritto alle ferie maturate non potrà recuperarle. In linea generale, invece, il lavoratore non può rinunciare alle ferie. Stesso dicasi per la riduzione delle ferie concordata al di sotto delle quattro settimane di base annua.